La missione fallita del Tribunale per i Khmer Rossi

Nel 2003 la comunità internazionale ha assistito il governo cambogiano nell’istituzione di un tribunale speciale – con la partecipazione delle Nazioni Unite – per perseguire i più importanti leader dei Khmer Rossi. Il tribunale ha assunto il nome di Camere Straordinarie presso i Tribunali della Cambogia (Extraordinary Chambers in the Courts of Cambodia, ECCC).

Perseguire i responsabili delle uccisioni di massa perpetrate sotto il regime dei Khmer Rossi (1975-1979) è un impegno necessario e nobile. Ma il modo in cui il tribunale speciale è stato stabilito lascia molto a desiderare. Nel migliore dei casi, ha reso una giustizia selettiva e frammentata – quindi non soddisfacente – consentendo al regime di Hun Sen di controllare i processi e i procedimenti giudiziari. L’obiettivo di Hun Sen è quello di limitare il raggio delle indagini giudiziarie in modo da proteggere molti quadri dei Khmer Rossi di medio rango – ora al vertice del suo regime – dall’accusa.

Ciò può solo portare ad una giustizia parziale sapendo che, sotto Pol Pot, la decisione di sopprimere gli esseri umani e l’attuazione dei massacri era in gran parte “decentrata”, in quanto lasciava molto spazio di manovra e responsabilità agli apparatchik regionali dei Khmer Rossi. Alcuni di questi apparatchik e/o comandanti militari – come Heng Samrin, Chea Sim e lo stesso Hun Sen – sono divenuti in seguito presidenti del Partito Popolare Cambogiano (PPC) e leader della Cambogia.

Pol Pot da solo o con cinque o sei complici non poteva uccidere quasi due milioni di persone. Per compiere quel massacro era necessaria un’organizzazione molto più grande che l’ECCC non è stata autorizzata a indagare per ragioni politiche. Per inciso, da un punto di vista finanziario, l’istituzione e il (mal)funzionamento dell’ECCC sono stati una fonte di corruzione, che ha arricchito molti funzionari e sostenitori del PPC.

Sam Rainsy

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