Dichiarazioni di Sergio D’Elia a margine della manifestazione alla sede RAI di Roma, per denunciare il silenzio della TV e l’infame censura

Dichiarazioni di Sergio D’Elia a margine della manifestazione odierna alla sede RAI di Roma viale Mazzini, per denunciare il silenzio della TV e l’infame censura che ha negato il diritto ai cittadini di conoscere e al Partito Radicale che sia conosciuta la sua lotta per lo Stato di Diritto e il diritto alla conoscenza.

“Noi abbiamo attraversato la Sicilia per 15 giorni e la RAI nazionale ha ritenuto non notiziabile l’iniziativa del Partito Radicale” afferma Sergio D’Elia, segretario di Nessuno Tocchi Caino e membro della presidenza del Partito Radicale, sino a ieri in Sicilia con la Carovana per la Giustizia.

“La RAI regionale invece” continua “ha dato notizia del nostro arrivo e della partenza e del nostro incontro con Bruno Contrada che si è iscritto al Partito Radicale, ringrazio inoltre i media locali, tv, giornali cartacei ed online e radio, che si sono distinti informando i cittadini delle nostre iniziative. Un ringraziamento va anche alla Amministrazione Penitenziaria, il DAP nella persona di Santi Consolo e di Roberto Piscitello, che ci ha consentito di entrare nelle carceri siciliane per raccogliere le firme dei detenuti sulla proposta di legge dell’Unione Camere Penali Italiane per la separazione delle carriere tra pubblico ministero e giudice . Ringraziamo inoltre le direzioni, gli operatori penitenziari e in particolare la polizia penitenziaria che ci ha accolto con professionalità” conclude l’esponente del Partito Radicale.

A seguito della manifestazione un responsabile comunicazione Rai si è messo in contatto con D’Elia comunicando che aveva informato tutte le testate RAI a proposito della conferenza stampa di domani, 15 agosto, davanti al carcere romano Regina Coeli dove sarà fatto il punto sulla CarovanaXlaGiustizia siciliana e resi noti i dati sulla raccolta firme. Rita Bernardini annuncerà l’inizio del Grande Satyagraha per la riforma dell’Ordinamento Penitenziario insieme a centinaia di detenuti che hanno aderito.

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