Tajani non è un fascista ma, ieri come oggi, un regime non va valutato sulle singole misure ma sul rispetto o la violazione dello Stato di Diritto. Ci divide l’analisi sul presente italiano ed europeo.

Dichiarazione di Maurizio Turco, rappresentante legale del Partito Radicale: 

Che Tajani non sia un fascista lo dice la sua storia, ed anche la sua indole.

Che anche durante il fascismo vi possano essere state misure positive è inevitabile, fa parte del calcolo delle probabilità, ma è altrettanto vero che il governo fascista sia stato un progetto eversivo dello Stato di Diritto.

Su questo siamo tutti d’accordo, anche Tajani lo è sempre stato.

Il protezionismo economico e il nazionalismo politico furono i segni premonitori e poi distintivi dei regimi nazi-fascisti che erano presenti in 16 degli attuali paesi membri dell’Unione europea, mentre nell’Unione sovietica e paesi satelliti regnava il totalitarismo comunista.

Quello che ci divide da Tajani è il non riconoscere al nazionalismo e protezionismo di oggi la stessa carica eversiva di ieri, continuando a valutare il regime di ieri e quello di oggi non nel suo insieme ma sui singoli provvedimenti.

Mentre ci divide da tutti coloro che in queste ore indicano la pagliuzza nell’occhio di Tajani il fatto che, nel migliore dei casi, non abbiano visto la trave dell’antidemocrazia che da tempo attraversa il mondo occidentale, teoricamente fondato sui diritti umani universali.

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