Appello per Nasrin Sotoudeh

Riteniamo vergognosa e inaccettabile la condanna di Nasrin Sotoudeh alla pena
senza precedenti di 38 anni di carcere e di 148 frustate per fatti essenzialmente legati alle
sue attività di avvocato di detenuti politici e difensore dei diritti umani, per le quali nel
2012 il Parlamento europeo l’ha insignita del Premio Sakharov per la libertà di pensiero.
Enormi e politicamente motivate ci appaiono le accuse che le sono state mosse di
“collusione contro la sicurezza nazionale”, “propaganda contro lo Stato”, “istigazione
alla corruzione e alla prostituzione” e di “essere apparsa in pubblico senza hijab”.
Al contrario, sappiamo che l’attivista iraniana ha dedicato la sua vita a battersi
contro la pena di morte e a difendere le persone vittime del regime oscurantista e
misogino dei mullah e, in particolare, le donne che tra dicembre 2017 e gennaio 2018
avevano manifestato pacificamente contro la legge della Repubblica Islamica che le
obbliga a indossare il velo (Hijab).
La condanna a una pena assurda di 38 anni e la tortura medioevale della
fustigazione sono un insulto alla civiltà giuridica, alla dignità della persona e al senso di
umanità, che sono principi basilari e valori universalmente riconosciuti.
Ci appelliamo al parlamento e al governo italiani e ai rappresentanti dei parlamenti e
dei governi europei perché intervengano con urgenza sulle autorità iraniane per ottenere
la liberazione di Nasrin Sotoudeh e porre fine alle pene e ai trattamenti inumani e
degradanti che le sono stati inflitti.
Laura Arconti, Presidente del Tribunale delle Libertà Marco Pannella
Liliana Cavani, regista
Deborah Bergamini, deputata Forza Italia
Bianca Berlinguer, giornalista
Rita Bernardini, Partito Radicale
Anna Maria Bernini, senatrice Forza Italia
Cinzia Bonfrisco, senatrice Lega
Francesca D’Aloja, scrittrice
Ilaria d’Amico, conduttrice
Alda d’Eusanio, conduttrice
Maria Antonietta Farina Coscioni, Istituto Luca Coscioni
Valeria Fedeli, senatrice PD
Flavia Fratello, giornalista
Simonetta Matone, magistrato
Maria Teresa Meli, giornalista
Renata Polverini, deputata Forza Italia
Elisabetta Rampelli, Presidente Unione Italiana Forense
Barbara Saltamartini, deputata Lega
Deborah Serracchiani, deputata PD

Giulio Maria Terzi, Global Committe for the Rule of Law-Marco Pannella
Elisabetta Zamparutti, Nessuno tocchi Caino

 

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1 Comment

  • Camillo Coppola 17 Marzo 2019

    Va ricordato che dopo il golpe anti Mossadeq del 1953 lo scià aveva creato un vero e proprio regime autoritario capace di reprimere le voci del dissenso servendosi, anche, della tortura.
    Lo scià si rivelò un leader poco lungimirante: da un lato predicava la modernità, dall’altro assumeva dei comportamenti degni di un monarca assoluto. In un’intervista concessa ad Alberto Moravia, a metà degli anni Settanta, parlava di sé come di un padre per tutti gli iraniani ritenendo traditori della Patria tutti coloro che dissentivano col governo dell’Iran.
    In questo, aveva perfettamente ragione Michel Foucault quando – alla vigilia della rivoluzione – sosteneva che in Iran fosse lo scià a essere vecchio, non Khomeyni: “Cinquant’anni, cento anni di ritardo porta il sogno un pò vecchiotto di aprire il suo Paese alla laicizzazione e alla industrializzazione. L’arcaismo oggi sta quindi nel suo progetto di modernizzazione, nelle sue armi di despota, nel suo sistema di corruzione. L’arcaismo è “il regime””.
    https://www.vision-gt.eu/news/geopolitics/cosa-sappiamo-della-rivoluzione-iraniana-del-79/

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