Per la vita di Radio Radicale, Bolognetti: accolgo suggerimenti dr. Vassallo, ma l’iniziativa nonviolenta prosegue ad oltranza anche nel ricordo delle parole di Gaetano Salvemini.
Di Maurizio Bolognetti, Membro della Presidenza del PRNTT, Segretario di Radicali Lucani, giornalista.
La nonviolenza è dialogo. La nonviolenza è vita che si contrappone alla morte e alla putrefazione, alla morte dei diritti umani, alla morte della democrazia, alla morte di libertà e diritti che diamo troppo spesso per scontati e definitivamente acquisiti e che invece dovremmo difendere ogni giorno. Da 3 mesi sono in trincea al fianco dei miei compagni, della redazione di Radio Radicale, dei tecnici di Radio Radicale, del direttore di Radio Radicale, dei compagni del Partito Radicale, dei tanti compagni di strada che stiamo incrociando, laddove nell’usare questa meravigliosa parola mi rifaccio alla sua etimologia: compagno è colui che mangia il pane con un altro. Da tre mesi sto dando corpo a una iniziativa nonviolenta, che è parte di una straordinaria mobilitazione, in difesa e per la vita di Radio Radicale. Una mobilitazione che ha fatto esplodere un importante dibattito sulla qualità della nostra democrazia e su ciò che dà forza, sostanza e contenuto alla parola democrazia: il diritto umano alla conoscenza. Democrazia è conoscere per deliberare e, lasciatemelo dire, Radio Radicale è conoscere per deliberare e da 43 anni nutre la democrazia del nostro Paese, facendo viaggiare attraverso le sue frequenze un costante e ininterrotto flusso di conoscenza. Stiamo dando corpo, se volete, a un dato di necessaria resistenza a ciò che incombe e avanza, in un contesto fatto di democrazia reale e quotidiano attentato ai diritti civili e politici dei cittadini. Stiamo, noi tutti, assieme all’ODG, alla FNSI, a comuni, regioni, sindaci, cittadini, costituzionalisti, intergruppo parlamentare, dando vita alla nostra fame di verità e, di certo, stiamo difendendo l’art. 21 del nostro dettato costituzionale.
In queste ore in cui più di sempre ci teniamo saldi e ancorati a storie che ci appartengono, a vite che continuano a vivere con noi e a quel preambolo allo Statuto del Partito Radicale che tra l’altro recita “per la difesa, con la vita, della vita, del diritto, della legge”, viene in mente quel Gaetano Salvemini che, in un saggio intitolato “La pelle di zigrino”, scrive: “Noi, dunque, pur sapendo quanta parte di pecora, e di cane, e di lupo, e di suino, c’è nell’uomo, riteniamo che l’uomo sia capace di diventare meno brutto, grazie alla educazione di quella intelligenza che lo distingue dal bruto. E il solo metodo disponibile per educare quella intelligenza è la libera discussione, con tutte le libertà implicite in essa. Perciò rifiutiamo ogni dottrina la quale ritenga legittima arte di governo sfruttare la brutalità umana anziché sviluppare più che sia possibile le forze superiori della intelligenza e della moralità”.
E adesso veniamo a noi, a questa fame che sto nutrendo, a questa iniziativa nonviolenta che sto conducendo dal 27 febbraio e che, dopo una breve sospensione avvenuta il 16 maggio, ho ripreso il 24 maggio. Nelle scorse ore ho ritenuto opportuno consultare un medico di cui ho grande fiducia, il dr. Fiorentino Vassallo, il quale, dopo una accurata visita, mi ha rappresentato alcuni problemi renali che sono subentrati in seguito al prolungato sciopero della fame. Il dr. Vassallo, primario di urologia dell’ospedale “San Giovanni” di Lagonegro, avendo appreso della mia intenzione di alternare dalla mezzanotte del 27 maggio una giornata di sciopero della sete a una giornata di sciopero della fame, ha testualmente scritto: “Per le suddette condizioni cliniche del paziente, si sconsiglia vivamente lo sciopero della sete per non creare danni irreversibili ai reni”.
Per queste ragioni e ritenendo necessario concedere a me stesso e ai miei interlocutori ancora tempo, tempo per la necessaria riflessione, tempo per convincere, accolgo il suggerimento del dr. Vassallo e proseguirò l’iniziativa nonviolenta alternando un giorno di digiuno (solo acqua) a un giorno di sciopero della fame.
Nel contempo torno a rivolgermi al Ministro Di Maio invitandolo a leggere con attenzione il documento che l’Agcom ha indirizzato al Governo e ad ascoltare le voci di tutti coloro che nel palazzo e fuori dal palazzo stanno chiedendo che la voce di Radio Radicale non venga spenta. Ascolti, signor Ministro, ascolti e inquadri i termini della questione. Già ora, già adesso c’è una interruzione di pubblico servizio; quel pubblico servizio che Radio Radicale ha saputo onorare al meglio in 43 anni di vita. Una vita spesa a servire e onorare un diritto umano. Se questo è stato un privilegio, ebbene, siamo dei privilegiati. Ascolti, Ministro, e si faccia forte della forza che stiamo provando a trasferirle. Se saprà ascoltare, ne sia certo, questa volta vinceremo tutti.