Oggi, sei anni fa Sergio Stanzani ci lasciava. Ciao Sergino

OGGI, SEI ANNI FA SERGIO STANZANI CI LASCIAVA
CIAO, SERGINO…MO’ BEN…

di Valter Vecellio

Carissimo Sergio…ovunque tu sia, in quel “nulla” immaginato da chi non crede, o in qualche “altrove”, come chi crede pensa ci sia dopo la vita, vorrei poterti dire, come non ho saputo dirti quando eri con noi: grazie.

Grazie: per essere stato, con altri tre “matti”, il fondatore di quella straordinaria fucina di politica e di cultura, di cultura politica e di politica fatta di cultura, che è stata l’Unione Goliardica.

Grazie: per i tuoi racconti, di quando tu, Franco, Lino, Marco, e altri tiravate le nottate, da veri biassanot accompagnavate a casa uno, e appena arrivati, infervorati com’eravate dalla discussione, decidevate di sciogliervi dopo aver accompagnato a casa l’altro, e poi l’altro ancora, e all’alba eravate ancora tutti lì, a parlare, capire, spaccare il capello in quattro; e ci dicevi che tutto quel poco o tanto di cultura che ti eri fatta, era nata lì, in quelle nottate a parlare e ascoltare Franco, Lino, Marco…
Grazie: per aver fondato con quella pattuglia di “matti” che eravate, il Partito Radicale: quel Partito Radicale di cui mai hai abbandonato i “colori”, anche nei momenti più bui e cupi, quelli in cui tutto sembrava perduto e pregiudicato, inutile e vano. Hai saputo con pochissimi altri, tenere duro: caparbi e testardi, “duri di cervice”.
Grazie: per averci dato quello splendido statuto che avete concepito a Faenza e a Bologna: uno statuto che è un formidabile documento, una costituzione politica che andrebbe studiata nelle università, dagli studenti di Scienze Politiche. Ma possibile che un Gianfranco Pasquino ( cito lui per dire di uno dei più bravi studiosi di “cose” politiche) non si sia accorto della straordinarietà del documento che avete concepito, e ci avete regalato? Ma di cosa mi stupisco, poi…Neppure noi radicali ce ne accorgiamo, ormai…
Grazie: per essere stato uno degli animatori e per aver dato corpo e “anima” a quella straordinaria intuizione pannelliana che è il Partito Radicale Transnazionale Transpartito Nonviolento.
Grazie: per un piccolo episodio che mi ha fatto ricredere nel Partito e nella sua “gente”, in un momento in cui ero dubbioso: era appena andata in porto la “cosa” del Tribunale penale internazionale permanente. Non ricordo esattamente che giorno era, so che ascoltavo grazie a “Radio Radicale” lo svolgersi dei vari interventi, la cerimonia aveva luogo in Campidoglio, era sindaco Francesco Rutelli. Parla Tizio, parla Caio, discorsi scritti chissà da chi, che non lasciano traccia. Poi parli tu: l’unico a ricordare che lì, quel pomeriggio, mancava l’unico che aveva tutti i diritti di esserci: Marco Pannella, inchiodato in una stanzuccia d’ospedale per lo strascico di non so più quale malanno grave. Fosti il solo a pronunciare quel nome, e non ti ho mai detto grazie per averlo fatto, non ti ho mai detto che è per quello che ho superato quel momento di “crisi”…
Grazie: perché a ogni riunione a Torre Argentina, venivi a sederti alla mia destra, dicevi che ti spiegavo qualcosa che in quel momento non capivi, ed ero io invece, che qualcosa comprendevo, riflettendo sui tuoi borbottii e i tuoi ricorrenti “non capisco”…
Grazie: perché fin che hai potuto trovavi la forza di venire a Torre Argentina, e andavi avanti e indietro tra la “stanza Stanzani” e la macchinetta del caffè, con quella tua perenne aria curiosa di capire, sentire, sapere quello che accadeva, cosa dicevano e pensavano i compagni, la voglia di “esserci” presente anche se poi ti mangiavi letteralmente le unghie, sentendoti colpevole di non saper più dare quel contributo che avresti voluto assicurare, e non c’era verso di dirti che dovevi stare calmo, che non era un guaio se dimenticavi” qualcosa perché se lo avevi dimenticato significava che erano cose irrilevanti, e che quello che contava e valeva non lo dimenticavi mai; e che era già sufficiente che tu ci fossi con noi, e facevi finta di crederci, e si capiva benissimo che non ci credevi affatto…
Grazie: per la cura con cui ti preparavi quando c’era qualche riunione dove si era chiamati a discutere e a confrontarsi, e preparavi i tuoi testi, i tuoi “saluti”, il tuo “contributo”, e chiedevi consiglio, aiuto, volevi mille rassicurazioni che quello che intendevi dire avesse un senso e un significato, e te lo si poteva assicurare e garantire mille volte, il tuo dubbio restava; e questo tuo incessante tormentarti e interrogarti è uno dei lasciti più grandi che ci potevi lasciare…
Grazie: perché sei stato un compagno, un radicale, un parlamentare, un dirigente impeccabile. Ne ho avuto conferma quando per le tue novanta primavere ho messo insieme i tuoi non numerosi scritti e recuperato alcuni tuoi interventi, in un volumetto che racconta tanto di te, molto più di quello che credi…
Grazie: perché hai trovato il coraggio di essere uno di quegli “attori” dei “nudi del Flaiano”. Non so quanti (e certamente non io), avrebbero trovato il coraggio di farlo.
Ci sono mille e mille “grazie” che potrei dirti e avremmo dovuto dirti quando eri tra noi.
Carissimo Sergio: siamo stati fortunati. Fortunati tu e non molti altri, ad aver avuto la possibilità, per le circostanze fortuite che la vita regala, di fare quello che abbiamo fatto, con chi lo abbiamo fatto. Per aver conosciuto e frequentato le persone che abbiamo conosciuto e frequentato. E noi fortunati ancor più perché ti abbiamo potuto frequentare, ascoltare, parlarti. Che straordinaria ricchezza, che ci hai regalato, carissimo Sergio, tu e gli altri.
Grazie per come tu solo sapevi far incazzare Marco Pannella, che ho visto piangere e parlarti accanto, nel salone di Torre Argentina, quando c’eri solo col corpo, e sono venuti in tanti a darti l’ultimo saluto.
Sono stato contento di essere riuscito a raccogliere in un libretto molti dei tuoi pochi articoli e interventi, ed eri contento quando a sorpresa te l’ho portato, ma lo ero di più io nel porgertelo; e quel tuo sorriso e abbraccio sono uno dei ricordi più belli; spero che qualcuno, leggendomi, me ne chieda una copia, e ti legga: per capire chi sei stato, che hai fatto, quello in cui hai creduto e hai lottato.
Grazie per essere stato sempre nostro amico e compagno.

Ciao, Sergio.

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