“Pensa alla tua famiglia”: Cina minaccia cittadini europei sullo Xinjaiang

“Pensa alla tua famiglia”: Cina minaccia cittadini europei sullo Xinjaiang

The Guardian, 17 ottobre 2019 – Uiguri che vivono in Germania, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia e Francia si sono lamentati delle intimidazioni di Pechino. Adrian Zenz, ricercatore indipendente sullo Xinjang, ha affermato che i governi europei devono fare di più per proteggere i loro cittadini dalle intimidazioni cinesi. “L’errore più grande che fanno i paesi dell’Unione europea è che una volta che permettono alla Cina di cavarsela con qualcosa, questo incoraggia Pechino. La Cina ha messo in atto strategie sistematiche e le minacce agli uiguri lo dimostrano. L’Europa ha bisogno di una propria strategia unificata per resistere alla Cina e rispondere a queste minacce”.

Due giorni dopo la sua partecipazione nella galleria pubblica del parlamento tedesco ad un’audizione sui diritti umani, Abdujelil Emet ha ricevuto una telefonata dalla sua sorella per la prima volta in tre anni. Ma la chiamata dallo Xinjiang, nella Cina occidentale, era tutt’altro che una gioiosa chiacchierata familiare. È stata fatto sotto la direzione di agenti di sicurezza cinesi, come parte di una campagna di Pechino per mettere a tacere tutte le voci critiche alla politiche messe in atto contro la popolazione uigura, con più di un milione di uiguri e altre minoranze musulmane rinchiusi nei campi di internamento.

La sorella di Emet iniziò la conversazione lodando il partito comunista e il netto miglioramento che ha aportato alla sua vita, proseguendo poi con una notizia shock: suo fratello era morto un anno prima. Ma Emet, 54 anni, era sospettoso fin dall’inizio; non aveva mai dato il suo numero di telefono alla sua famiglia. Tra le notizie strazianti e gli slogan, riuscì a sentire una raffica di sussuri in sottofondo, e chiese di parlare con la voce sconosciuta. Pochi istanti dopo gli è stato passato un funzionario cinese che si è rifiutato di identificarsi. A quel punto tuttavia la facciata costruita dall’agente di sicurezza cinese era saltata e la sorella di Emet pianse mentre lo pregava di abbandonare il suo attivismo, seguito da un ultimo avvertimento da parte del funzionario cinese: “Tu vivi all’estero, ma devi pensare alla tua famiglia mentre vai in giro facendo l’attivista in Germania. Devi pensare alla loro sicurezza.”

In interviste con più di due dozzine di uiguri che vivono in Europa e negli Stati Uniti, le storie di minacce sono la regola, non l’eccezione. Gli uiguri che vivono in Germani, Paesi Bassi, Finlandia, Svezia e Francia si lamentarono tutti di minacce simili contro i membri della famiglia nello Xinjiang, e ad alcuni fu chiesto di spiare per la Cina.

Secondo le Nazioni Unite, più di un milione di uiguri e altre minoranze sono detenuti in campi di internamento stragiudiziali, con alcune stime secondo cui il numero è “più vicino a 3 milioni”.

Emet, originaria di Aksu nello Xinjiang, vive in Germania da oltre due decenni ed è un cittadino naturalizzato. Fa volontariato per il Congresso mondiale uiguro ed è un imam part-time nella sua comunità. Non ha mai parlato alla sua famiglia del suo attivismo, sperando che l’omissione li proteggesse. “Non rimarrò in silenzio e il governo cinese non dovrebbe usare la mia famiglia per minacciarmi. Sono stato chiaro con loro al telefono: se danneggiano la mia famiglia, parlerò ancora più forte e diventerò un problema più grande per il governo.”

 

A differenza sua, la maggior parte degli uiguri rimane in silenzio e ha trovato scarso aiuto dalle autorità europee. Ma Margarete Bause, membro del Parlamento tedesco per Monaco di Baviera, ha affermato che l’interferenza cinese è inaccettabile e ha invitato gli uiguri a contattare i loro parlamentari. “Dobbiamo proteggere i visitatori del Bundestag. Osservare il Parlamento è un diritto fondamentale in qualsiasi democrazia. È anche importante che il pubblico tedesco sappia come la Cina sta cercando di esercitare influenza qui. Il governo cinese che minaccia le persone in Germania non dovrebbe mai diventare normalizzato.”

Bause segue la questione uigura da oltre un decenio, dopo essere stata ammonita dai diplomatici cinesi nel 2006 per aver partecipato ad un evento ospitato dal Congresso mondiale uiguro. Ad agosto le è stato negato il visto come parte di una visita parlamentare in Cina e il viaggio – con diversi deputati tedesci – è stato infine annulato in risposta.

Oltre a scoraggiare l’attivismo, funzionari cinesi hanno anche cercato di reclutare uiguri che vivono all’estero per spiare gli altri nella loro comunità, chiedendo foto di incontri privati, nomi, numeri di telefono, indirizzi e numeri di targa. Alcuni vengono reclutati quando si recano in missioni diplomatiche cinesi in Europa per richiedere documenti, mentre altri vengono contattati dagli agenti di sicurezza tramit WeChat, una popolare app di messaggistica cinese. È probabile che il numero di Emet sia stato trapelato agli agenti di sicurezza cinesi in questo modo, ha detto, essendo il suo numero ben noto nella comunità uigura di Monaco di Baviera. Gli agenti cinesi offrono denaro, la promessa di visti per visitare lo Xinjiang o un trattamento migliore per i familiari come ricompensa, ma usano anche la minaccia di gravi conseguenza per quegli stessi familiari se le loro offerte vengono rifiutate. Gli uiguri hanno raccontato come vengono trattenuto documenti cruciali dalle ambasciate e dai consolati cinesi a meno che non si mettessero d’accordo. Un uiguro che vive in Germani e che ha chiesto di rimanere anonimo per paura di ritorsioni, ha detto che un agente cinese gli ha chiesto di scattare delle foto durante la festa di Eid e altre celebrazioni, chiedendo in particolare delle informazioni su uiguri arrivati di recente in Europa.

 

La recente ondata di attivismo tra gli uiguri all’estero è principalmente una risposta diretta alle politiche sempre più repressive nello Xinjiang, e mentre sempre più persone parlano, la Cina ha raddoppiato i suoi sforzi per zittirli e per controllare la narrazione su quel che chiama “campi di rieducazione”. Ci sono alcuni segnali che la campagna cinese di mettere a tacere gli uiguri in Europa sta funzionando. Gulhumar Haitiwaji divenne una critica schietta delle politiche nella provincia cinese dopo la scomparsa di sua madre in uno dei campi nello Xinjaing, apparendo sulla televisione francese e dando inizio ad una petizione indirizzata al presidente francese Emmanuel Macron che raccolse quasi mezzo milione di firme. Ma dopo le minacce di funzionari cinesi contro sua madre, Haitiwaji ha annulato un’apparizione prevista a marzo in occasione di un vertice sui diritti umani a Ginevra, rifiutandosi di rispondere a molteplici richieste di commento.

Adrian Zenz, ricercatore indipendente sullo Xinjiang, ha affermato che i governi europei devono fare di più per proteggere i loro cittadini dalle intimidazioni cinesi. “L’errore più grande che fanno i paesi dell’Unione europea è che una volta che permettono alla Cina di cavarsela con qualcosa, questo incoraggia Pechino. La Cina ha messo in atto strategie sistematiche e le minacce agli uiguri in esilio lo dimostrano. L’Europa ha bisogno di una propria strategia unificata per resistere alla Cina e rispondere a queste minacce.”

L’ambasciata cinese a Berlino non ha risposto alle richieste di commento.

 

Articolo di Benjamin Haas per The Guardian

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