Rapporto congressuale USA sollecita sanzioni alla Cina per “crimini contro l’umanità”

Rapporto congressuale USA sollecita sanzioni alla Cina per “crimini contro l’umanità”

 

 

WASHINGTON (Reuters)- Un rapporto del Congresso degli Stati Uniti chiede delle sanzioni contro la Cina per le violazioni dei diritti umani e chiede ai funzionari statunitensi di tenere presenti le preoccupazioni relative ai diritti nei rapporti con Pechino, compresi i negoziati commerciali.

 

Il rapporto annuale sui diritti umani della Congressional- Executive Commission on China afferma che da agosto 2018 ad agosto 2019, periodo oggetto del rapporto, le condizioni dei diritti umani e dello stato di diritto in Cina sono peggiorate.

 

Il rapporto descrive in dettaglio la repressione cinese nei confronti delle minoranze religiose, dei sindacalisti e della stampa, e si concentra ampiamente sul trattamento della minoranza musulmana uigura nello Xinjiang, “dove la Commissione ritiene che le autorità cinesi possano commettere crimini contro l’umanità”. “Inoltre, l’Amministrazione dovrebbe sviluppare dei punti di discussione per i funzionari del governo degli Stati Uniti – compresi per coloro impegnati in negoziati commerciali – che legano costantemente le libertà di stampa, di parola e di associazione con gli interessi tra Stati Uniti e Cina,” afferma il rapporto pubblicato mercoledì.

 

Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Geng Shuang ha affermato che il rapporto non è né obiettivo né credibile. Gli Stati Uniti dovrebbero riflettere sulla propria situazione in materia di diritti umani e smettere di infangare la Cina, ha dichiarato durante un briefing quotidiano giovedì a Pechino.

 

E’ l’ultimo lancio di Washington in una serie di iniziative sulla situazione dei diritti umani in Cina, e in particolare sul trattamento dei musulmani uiguri nella regione nord-occidentale dello Xinjiang, dove almeno un milione di persone sono state detenute in quello che è visto da molti occidentali come un grave abuso dei diritti umani e della libertà religiosa.

Pechino afferma di fornire una formazione professionale per aiutare a sradicare il separatismo e insegnare nuove capacità. Nega qualsiasi maltrattamento di uiguri.

 

La Commissione è guidata dal deputato democratico Jim McGovern e dal senatore repubblicano Marco Rubio.

 

Durante una conferenza stampa di presentazione del rapporto hanno dichiarato che i negoziatori stanno lavorando su una nuova versione di un disegno di legge che impegnerebbe l’Amministrazione del presidente Donald Trump di rafforzare la sua risposta alla repressione delle minoranze musulmane in Cina.

 

La Cina aveva già reagito con rabbia quando la Camera dei rappresentanti a guida democratica approvò un disegno di legge sul tema alla fine dell’anno scorso. La proposta si fermò poi al Senato che aveva approvato una legge meno rigorosa all’inizio dell’anno scorso, tra i colloqui commerciali tra Washington e Pechino.

 

Rubio ha affermato di aspettarsi una versione del disegno di legge che potrebbe essere approvata all’unanimità in Senato, per passare poi alla Camera ed essere firmata in legge da Trump.

 

McGovern ha dichiarato che si aspettava che una proposta di compromesso fosse raggiunta nel 2020, “si spera presto”, sia al Senato che alla Camera, e si aspetta che Trump lo firmerà. “Arriveremo a “sì”. Ne sono convinto,” ha detto McGovern.

 

Alcuni legislatori presenti al briefing hanno definito il trattamento degli uiguri in Cina come “un crimine contro l’umanità”.

 

Per affrontare gli abusi, lo studio raccomanda di restringere l’accesso ai mercati di capitali statunitensi per le società cinesi che forniscono supporto o strumenti tecnici per la repressione.

 

Raccomanda di adottare delle sanzioni contro le imprese e i funzionari coinvolti nell’internamento di massa e nella sorveglianza degli uiguri. Il rapporto afferma che il governo cinese ha utilizzato delle telecamere con riconoscimento facciale e sistemi di monitoraggio dei telefoni cellulari per creare una “prigione a cielo aperto”.

 

Sostiene il controllo delle vendite di sistemi di riconoscimento facciale, apprendimento automatico e tecnologia biometrica, inserendo imprese e agenzie nella “Entity List” del Dipartimento del Commercio, impedendo acquisti da fornitori statunitensi.

 

Il rapporto descrive anche una “ulteriore erosione” dell’autonomia e delle libertà fondamentali di Hong Kong e afferma che mesi di proteste democratiche rivelano “un profondo malcontento” a livello di base.

 

In una dichiarazione di giovedì sul suo sito web, l’Ufficio del Ministero degli Affari Esteri a Hong Kong ha dichiarato che il rapporto “distorce la verità”, e che i diritti e le libertà dei residenti di Hong Kong sono completamente protetti, mentre è la “mano nera” degli Stati Uniti la responsabile dell’incitamento alle proteste.

 

 

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