La popolazione mondiale potrebbe diminuire ed arrivare nel 2100 a 8,8 miliardi di persone, lo studio su The Lancet

Secondo lo studio “Fertility, mortality, migration, and population scenarios for 195 countries and territories from 2017 to 2100: a forecasting analysis for the Global Burden of Disease Study” condotto dai ricercatori dall’Institute for Health Metrics and Evaluation  (Ihme) dell’Università di Washington e pubblicato sulla rivista scientifica “The Lancet”, la popolazione mondiale, dopo aver raggiunto il picco di circa 9,7 miliardi di persone nel 2064, potrebbe diminuire ed arrivare nel 2100 a 8,8 miliardi di persone. 2 miliardi in meno rispetto alle ultime stime di crescita globale fatte dalla Population Division  del  Department of Economic and Social Affairs dell’Onu che prevedevano che la popolazione mondiale sarebbe arrivata a 10,9 miliardi per la fine del secolo. 

Il direttore dell’IHME  Christopher Murray ha spiegato che quelle proiezioni non rappresentano «più la traiettoria più probabile per la popolazione mondiale. Lo scenario tratteggiato, mette in luce le enormi sfide poste da una forza lavoro in calo, dall’elevato carico per i sistemi sanitari e di sostegno sociale rappresentato da una popolazione che invecchia, e l’impatto sul potere globale legato ai cambiamenti nella popolazione mondiale».

Lo studio, che si basa sui dati del Global Burden of Disease Study 2017, prende in considerazione il cambiamento demografico e valuta i potenziali effetti economici e geopolitici modellando la popolazione futura in uno scenario di riferimento e alternativi scenari in funzione dei tassi di fertilità, migrazione e mortalità. 

Secondo le previsioni, il tasso di fertilità scenderà a 1,66 figli per ogni donna nel 2100 rispetto ai 2,37 attuali e questa diminuzione è ampiamente legata all’aumento dell’istruzione e del lavoro per ragazze e donne e dell’accesso alla contraccezione. 

Entro il 2050, 151 paesi su 195 oggetto dello studio avranno un tasso di fertilità (TFR)  inferiore al livello di sostituzione (TFR <2,1) ed entro il 2100, 183 paesi saranno al di sotto della soglia di sostituzione necessaria per mantenere i livelli di popolazione. 

Nel periodo tra il 2017 al 2100, 23 paesi vedranno ridursi le loro popolazioni del 50%, tra cui Giappone (da 128 a 53 milioni), Spagna  (da 46,4 a 22,9 milioni), Italia (da 61 a 30,5 milioni), Grecia (da 10,4 a 5,4 milioni), Thailandia (da 70,6 a 34,6 milioni), Portogallo (da 10,7 a 4,5 milioni), Corea del Sud (da 52,7 a 26 milioni) e Polonia (da 38,4 a 15,4 milioni), Ucraina (da 44,7 a 17,5 milioni). 

Altri 34 paesi probabilmente diminuiranno in una percentuale prevista 25-50% e tra questi la Cina che con un calo previsto del 48,0% passerebbe dagli 1,4 miliardi attuali a 730 milioni nel 2100. La Germania perderebbe 17 milioni di abitanti scendendo a quota 66,4 milioni. 

Alcuni paesi vedranno un aumento della popolazione entro il 2100: la Svezia passerà da 10 a 13 milioni, Norvegia da 5,2 a 7,5 milioni, e il Regno Unito da 67 a 71 milioni, la Francia da 65 a 67 milioni, l’Australia da 24 a 36 milioni, gli Stati Uniti da 325 a 336 milioni, il Canada da 36 a 44 milioni.

Secondo le previsioni l’Africa sub-sahariana, il Nord Africa e il Medio Oriente vedranno un aumento importante in termini di popolazione nel 2100 rispetto al 2017.

La popolazione dell’Africa sub-sahariana triplicherá, fino ad arrivare a circa 3 miliardi di persone, il Ciad passerà da 15 a 123 milioni, il Niger da 21 a 185 milioni. La Nigeria potrebbe passare dalla situazione attuale di 206 milioni di persone a 800 milioni di persone, diventando il paese piú popoloso dopo l’India (1,1miliardi). 

Secondo Christopher Murray, direttore dell’Institute for Health Metrics e Valutazione (IHME) “Queste previsioni suggeriscono buone notizie per l’ambiente, con meno stress sui sistemi di produzione alimentare e minori emissioni di carbonio, nonché significative opportunità economiche per parti dell’Africa subsahariana” “Tuttavia, la maggior parte dei Paesi al di fuori dell’Africa vedrà ridurre la forza lavoro e invertire le piramidi della popolazione, e ci saranno profonde conseguenze negative per l’economia”. 

Lo studio prevede infatti cambiamenti anche nella struttura dell’età globale e stima 2,37 miliardi di over 65enni nel mondo nel 2100 e solo 1,7 miliardi di under 20. Gli over 80 saranno il doppio degli under 5. Si prevede infatti che diminuirà del 41% (da 681 milioni nel 2017 a 401 milioni nel 2100) il numero di bambini di questa fascia d’età, mentre le persone di età superiore a 80 anni aumenteranno di 6 volte (da 141 a 866 milioni). Gli studiosi hanno tracciato il numero previsto di individui in età lavorativa (tra 20 e 64 anni) e nel 2100 si prevede che l’India avrà la più grande popolazione in età lavorativa al mondo, seguita da Nigeria, Cina e Stati Uniti.

Lo studio suggerisce le politiche di immigrazione liberale per i paesi ad alto reddito con tassi di fertilità inferiori al livello di sostituzione come soluzione più immediata: “Tra i paesi ad alto reddito, Canada, Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti hanno costantemente seguito questo approccio negli ultimi 30 anni. Se queste strategie in materia di immigrazione continueranno, le nostre proiezioni mostrano una sostenuta crescita della popolazione e un allargamento della forza lavoro, con una concomitante crescita economica». 

Sovrapponendo allo studio le previsioni di crescita economica i ricercatori dell’Institute for Health Metrics and Evaluation hanno stimato che nel 2100 i primi dieci paesi con il PIL più alto saranno Stati Uniti, Cina, India, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Australia, Nigeria e Canada. L’Italia passerà dall’essere la 9° più grande economia nel 2017 al 25esimo posto nel 2100.

1 Comment

  • enrico 29 Luglio 2020

    non capisco il senso di condividere questo articolo che fa una previsione da qui a 80 anni quando questo sito non si aggiorna nemmeno su notizie recenti…

    in aggiunta… a quale battaglia del Partito Radicale questo articolo farebbe riferimento?

    buona estate

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