La chiusura nel 2017 dell’Università dell’Europa centrale di Budapest finanziata da George Soros, costretta a trasferirsi a Vienna, è costata al governo Orban una condanna da parte dell’Alta Corte europea che ha stabilito che la modifica della legge ungherese all’origine della chiusura è “incompatibile” con le leggi europee.
Questa condanna è da inquadrare nello stato dell’arte dello stato di diritto nel Paese che tocca la libertà di stampa, l’indipendenza della giustizia così come l’utilizzo dei fondi europei. L’approvazione a giugno da parte dei 27 Stati membri di un piano di rilancio di 700 miliardi e la sua relativa erogazione erano condizionate dalla maggioranza degli Stati al rispetto delle regole del diritto comunitario. La unanimità, necessaria per tale decisione, ha visto l’Ungheria, sotto i riflettori a causa della crescente deriva illiberale, contraria e di conseguenza ha bloccato tutta l’operazione.
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