Cento anni fa nasceva Leonardo Sciascia, scrittore, saggista, giornalista. Nel 1979 candidato nelle liste del Partito Radicale fu eletto al Parlamento europeo e alla Camera dei Deputati.
Lo vogliamo ricordare con quanto scrisse Marco Pannella il 22 novembre 1989 in occasione della sua scomparsa.
Per un decennio almeno Leonardo Sciascia è stato offeso e linciato in ogni modo, distorcendone le assunzioni di responsabilità, quanto più esse erano grandi e straordinarie quale contributo civile alla vita civile, politica e morale del Paese.
Rendergli onore è certo doveroso specie da parte di coloro che hanno tentato di toglierglielo, rendergli giustizia anche.
Sarebbe quindi anche positivo l’accorrere di tanti ai suoi funerali così pubblici, ma a condizione che, preventivamente, compissero quel dovere. Invece si tenta di far dimenticare le ostilità, le pavide neutralità, di integrarlo in qualche modo, todo modo, all’ufficialità politica di regime, in tutte le sue componenti di destra, di centro, di sinistra. Dai giornali leggo che si distribuiscono anche “posti” nel corteo, quasi fosse una di quelle “marce” che Leonardo, giustamente, indicava come segno opposto a quello pur scritto nei cartelli e negli ordini di convocazione.
Leonardo non è stato un “uomo contro”, ma un uomo di verità, di giustizia, di libertà, di cultura, di grandi e profondissime fedeltà. E’ stato un uomo-per di questi valori. E’ stato un garantista, un uomo di parte, della parte della tolleranza, parte fino a ieri anche ufficialmente ben disabitata, o poco abitata. Per il processo di Torino alle BR, per il caso D’Urso, e non solamente per il caso Moro, Televisioni, Radio, giornali lo hanno ben raramente rispettato nella sua immagine, nella sua parola, nel suo pensiero, nella sua azione. Egli ne ha sofferto tremendamente.
Celebrarlo avrebbe significato, per la Rai-Tv, e per la stampa, dare finalmente nella loro testualità le sue interviste, le sue dichiarazioni, i suoi interventi “radicali”. Fino a quelli, per esempio, antiproibizionisti, così lucidi e sofferti. Invece, in quasi tutti i suoi necrologi, di amici e nemici, tutto questo è stato di nuovo censurato. L’ostracismo e la censura, non il rispetto, si sono così confermati, e ferocemente, ammantati di amicizia e di amore. Si celebra se stessi, non Sciascia. E non v’è “pietas”, ma ancora menzogna, in tutto questo. Come avevano previsto, d’altra parte. Per questo avevo chiesto a Maria il permesso di non essere oggi accanto ai familiari, di non essere a questi funerali così diversi da quelli che – a quanto leggo – Leonardo avrebbe preferito o desiderato.
Per questo, dunque, non sono andato a Racalmuto. E mi sembra sia lecito che di questo siano informati quanti riterrebbero, forse, una mia assenza non spiegabile.