Creazione di uno stock globale di vaccino contro l’Ebola

Le Agenzie delle Nazioni Unite e i partner umanitari hanno annunciato la creazione di uno stock globale di vaccini contro l’Ebola, per aiutare a controllare le future epidemie garantendo tempestivamente i vaccini per le popolazioni a rischio, durante le epidemie. La malattia del virus Ebola, scoperto per la prima volta nel 1976,  è una malattia grave con tassi di mortalità che variano dal 25% al 90%. 

Il Gruppo internazionale di coordinamento sulla fornitura di vaccini (International Coordinating Group on Vaccine Provision – ICG), che comprende l’OMS, il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF), la Federazione Internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC) e Médecins Sans Frontières (MSF), ha guidato gli sforzi per costituire la scorta, con il sostegno finanziario di Gavi, l’Alleanza per i vaccini. Le scorte sono immagazzinate in Svizzera e i vaccini sono pronti per essere spediti nei Paesi in cui è possibile intervenire in caso di emergenza. L’UNICEF, per conto di ICG, gestirà le scorte e, come per le scorte di vaccini contro il colera, la meningite e la febbre gialla, sarà l’organo decisionale per la sua assegnazione e il suo rilascio. Secondo le Agenzie delle Nazioni Unite, sono disponibili 6.890 dosi iniziali per la risposta ai focolai e nei prossimi mesi saranno aggiunte quantità per portare le scorte di emergenza a 500.000 dosi, la quantità raccomandata dagli esperti sanitari. Secondo le Agenzie delle Nazioni Unite, il vaccino iniettabile monodose di Ebola (rVSV∆G-ZEBOV-GP, dal vivo) è prodotto da Merck, Sharp & Dohme (MSD) Corp. e sviluppato con il sostegno finanziario del Governo statunitense. L’Agenzia Europea per i Medicinali ha autorizzato il vaccino Ebola nel novembre 2019, e il vaccino è ora prequalificato dall’OMS, e autorizzato dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense e da otto paesi africani. Prima di ottenere la licenza, il vaccino è stato somministrato a più di 350.000 persone in Guinea e nei focolai di Ebola del 2018-2020 nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) in base a un protocollo per “uso compassionevole”. 

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