Respinto il ricorso di Maurizio Turco. Per conoscere gli effetti della prescrizione così come voluta dall’ex Guardasigilli Alfonso Bonafede toccherà attendere più o meno il 2025

Prima di quella data, spiega Vittorio Manes, Professore Ordinario di diritto penale all’Università di Bologna, appare difficile prospettare la questione, almeno stando alle cadenze del giudizio incidentale, che presuppone sempre la rilevanza della questione nel processo a quo. In mezzo ci saranno le decisioni del ministro della Giustizia Marta Cartabia, che ha già annunciato di voler adottare «le necessarie iniziative di modifica normativa e le opportune misure organizzative volte a migliorare l’efficacia e l’efficienza della giustizia penale, in modo da assicurare la capacità dello Stato di accertare fatti e responsabilità penali in tempi ragionevoli (articolo 111 della Costituzione), assicurando al procedimento penale una durata media in linea con quella europea, nel pieno rispetto della Costituzione, dei principi del giusto processo, dei diritti fondamentali della persona e della funzione rieducativa della pena». Nel frattempo a rimandare a data da destinarsi la possibilità di sottoporre la questione al giudice delle leggi è il Tribunale di Lecce, che ha rigettato il ricorso presentato dal segretario del Partito Radicale Maurizio Turco. Il politico aveva chiesto di mandare alla Corte Costituzionale «la legge sul “fine processo mai”», rivendicando il diritto di ogni cittadino ad un processo dalla ragionevole durata. Una sfida, dal momento che la richiesta è arrivata in assenza di un procedimento in corso. Turco avevo cercato una via alternativa: «È stata di recente la stessa Corte costituzionale (sentenza 278/ 2020) a riconoscere che tutti i cittadini hanno diritto a conoscere preventivamente la “tabella” del tempo che manca a proscioglierli da una eventuale accusa», aveva sottolineato. Il giudice Katia Pinto, però, non è stato dello stesso avviso.

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