L’eterno ritorno del manicomio. In carcere

Nel più o meno costante disinteresse dei media e soprattutto del sistema che governa le sorti italiane della salute mentale, nel 2021 la Corte di Strasburgo ha nuovamente comminato all’Italia, come nel 2020 era avvenuto, un provvedimento ad interim, ordinando al nostro paese di provvedere ad inserire in una REMS un paziente psichiatrico che da oltre un anno attendeva – in carcere, insieme agli altri detenuti – si liberasse un posto in una struttura dove poter essere curato. Persone prima che pazienti, assolti per incapacità totale di mente, ma ritenuti pericolosi e che, in attesa si liberasse un posto in una REMS, sono rimasti in carcere. Una detenzione illegale, in un istituto penitenziario, che purtroppo si protrae ormai ordinariamente anche per un anno, un anno e mezzo, in attesa che si liberi un posto in una REMS. Non ci sono dati ufficiali recenti reperibili sulle liste di attesa per le REMS. Quelle più recenti ed ufficiose parlano di 683 posti nelle REMS esistenti sul territorio nazionale, con 813 pazienti in lista di attesa, dei quali 98 in carcere. Novantotto pazienti, quindi, nelle stesse situazioni che hanno visto intervenire l’Ordine della Corte nel 2020 e nel 2021. Ma il provvedimento della Corte arriva dopo una richiesta. E non tutti hanno a disposizione un Avvocato specializzato per un ricorso o una istanza alla Corte di Strasburgo. Non tutti, poi, hanno purtroppo la forza di aspettare che si liberi un posto in una REMS: è pendente in Lazio un procedimento penale per il caso di uno di questi pazienti in carcere, che nell’attesa di un posto libero nelle REMS, si è tolto la vita.

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