La vera impresa, per la ministra, in realtà è un’ altra: è la riforma del Csm. Difficilissima, e non solo per le complicazioni di quello che viene banalizzato nel “caso Palamara”. Gli ostacoli sono due, anzi è la difficoltà di rimuoverli insieme. Cartabia ricorda nelle sue “Linee programmatiche” la «fisiologica e peraltro ineliminabile pluralità delle culture della magistratura» e la necessità di rifuggire «dalla semplificazione che confonde il valore del pluralismo con le degenerazioni del correntismo». Ma nello stesso testo, la guardasigilli scrive, e ha detto testualmente nelle commissioni Giustizia del Parlamento: «Si prevede una profonda riforma del sistema elettorale» del Csm, «con l’obiettivo di ridurre il peso delle correnti nella scelta dei candidati e nella determinazione» degli eletti.
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