La Cina è il più grande creditore ufficiale del mondo ma mancano fatti fondamentali sui termini e le condizioni dei suoi prestiti. Pochissimi contratti tra i prestatori cinesi e i loro mutuatari governativi sono stati pubblicati o studiati. Questo documento è la prima analisi sistematica dei termini legali dei prestiti cinesi all’estero.
Raccogliamo e analizziamo 100 contratti tra entità statali cinesi e mutuatari governativi in 24 paesi in via di sviluppo in Africa, Asia, Europa orientale, America Latina e Oceania, e li confrontiamo con quelli di altri creditori bilaterali, multilaterali e commerciali. Emergono tre intuizioni principali. Primo, i contratti cinesi contengono insolite clausole di riservatezza che impediscono ai mutuatari di rivelare i termini o persino l’esistenza del debito. In secondo luogo, i prestatori cinesi cercano un vantaggio sugli altri creditori, usando accordi collaterali come i conti delle entrate controllati dal prestatore e le promesse di tenere il debito fuori da ristrutturazioni collettive (clausole “no Club di Parigi”). In terzo luogo, le clausole di cancellazione, accelerazione e stabilizzazione nei contratti cinesi permettono potenzialmente ai prestatori di influenzare la politica interna ed estera dei debitori. Anche se questi termini fossero inapplicabili in tribunale, il mix di riservatezza, anzianità e influenza politica potrebbe limitare le opzioni di gestione della crisi del debitore sovrano e complicare la rinegoziazione del debito. Nel complesso, i contratti usano un design creativo per gestire i rischi di credito e superare gli ostacoli all’applicazione, presentando la Cina come un prestatore muscoloso e commercialmente esperto per il mondo in via di sviluppo.
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