Fiammetta Borsellino, durante lo speciale di Enrico Mentana su La7, ha sottolineato a le anomalie che si sarebbero verificate sul cosiddetto “dossier Mori” all’interno dell’allora procura di Palermo, retta da Pietro Giammanco.
La Borsellino ha esordito sostenendo: «Nella sentenza trattativa si dice una menzogna. Si dice che mio padre fosse addirittura disinteressato al dossier “mafia e appalti” o che non lo conoscesse: ma non è vero, perché lo conosceva benissimo». L’unica a sostenerla è stato l’ex magistrato Antonio Di Pietro, testimone di alcuni fatti ben circostanziati riguardanti il dossier mafia-appalti redatto dai Ros, nato su spinta di Falcone, e su cui Mori aveva lavorato per anni. Dossier archiviato subito dopo la morte di Borsellino. Una denuncia forte, tanto da far rabbrividire i presenti in studio abituati al racconto a senso unico sulla presunta trattativa. Di fatto, è stato violato un dogma di una certa Antimafia che, come diceva Sciascia, è diventata uno strumento di potere. Il passaggio della sentenza trattativa, com’è detto, riguarda il fatto che Borsellino non avrebbe fatto in tempo nemmeno a leggere il contenuto del dossier. Ma per Fiammetta Borsellino è una bugia e per sostenere la sua affermazione ricorda una circostanza documentata: ricorda che suo padre chiese copia del dossier quando era ancora alla procura di Marsala.
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