Otto referendum per una giustizia giusta. La notizia, al di là del merito dei quesiti referendari, ha il sapore di una ventata di libertà. Sono ormai circa dieci anni che il paese è oppresso in nome della responsabilità. Per fortuna ci sono i radicali! I quali, per l’ennesima volta, provano a scuotere il paese da quel torpore, in cui le classi dirigenti cercano di tenerlo costantemente immerso. C’è qualcuno che storce il naso perché le firme saranno raccolte con il contributo della Lega. È il solito gioco di non prestare attenzione alla luna, ma al dito che la indica. Come se la portata dei referendum, ove fossero accolti, avesse un significato normativo diverso a seconda di chi li propone. Lo aveva ben teorizzato Marco Pannella, quando aveva rifiutato di collocarsi organicamente in un determinato schieramento, sostenendo la necessità e l’opportunità di trovare di volta in volta i compagni di strada, essendo il vero obiettivo la approvazione delle proposte referendarie e non il mantenimento delle alleanze. Ed è la scelta che ha consentito ai radicali di conservare la loro invidiabile assoluta libertà di azione e, prima ancora, di pensiero.
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