Le intercettazioni di massa violano i diritti dei cittadini alla privacy e alla libertà di espressione. A stabilirlo è stata la Corte europea dei diritti dell’uomo, che si è pronunciata sul ricorso presentato da Big brother watch – organizzazione britannica senza scopo di lucro per le libertà civili e la privacy – contro il Regno Unito, la cui condotta è stata giudicata illegale. Secondo la Corte, un regime di intercettazione collettiva, come forma di difesa dalle minacce del terrorismo e dalla possibilità di sfruttare internet per organizzare le attività terroristiche, non è di per sé illegale, ma in considerazione della natura mutevole delle tecnologie è necessario prevedere tutele specifiche per evitare abusi. In particolare, è necessario prevedere “salvaguardie end-to-end”, il che significa che, a livello nazionale, è necessario effettuare una valutazione in ogni fase del processo della necessità e proporzionalità delle misure prese, con specifiche autorizzazioni per l’effettuazione di intercettazioni collettive sin dal momento della definizione dell’oggetto e della portata dell’operazione. Operazione necessariamente soggetta a supervisione e revisione indipendente ex post, stabilendo i criteri di selezione dei dati raccolti e identificatori specifici del soggetto da controllare, criteri che, in Gran Bretagna, sono stati disattesi, interferendo, dunque, con i diritti della vita privata dei cittadini.
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