Martedì scorso il Meccanismo internazionale residuo per i tribunali penali (IRMCT) delle Nazioni Unite ha confermato la condanna all’ergastolo imposta all’ex capo militare serbo-bosniaco Ratko Mladić per il suo ruolo nelle guerre balcaniche negli anni ’90. Il tribunale dell’Onu ha infatti respinto il suo appello contro le condanne del 2017 per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Mladić, 79 anni, ha presieduto ad alcuni dei più orribili crimini avvenuti in Europa dalla seconda guerra mondiale, portando avanti diverse campagne di pulizia etnica in tutta la Bosnia-Erzegovina dal 1992 al 1995, compreso il massacro del luglio 1995 di migliaia di uomini e ragazzi musulmani a Srebrenica. Il segretario generale dell’Onu Guterres ha preso nota della decisione del tribunale, ricordando le vittime, i sopravvissuti e le loro famiglie. Stephane Dujarric, portavoce del segretario, ha dichiarato che Guterres “invita tutti coloro che sono in posizione di potere ad astenersi dal negare la gravità dei crimini che sono stati giudicati, sottolineando che la responsabilità costituisce un passo essenziale per la riconciliazione nella regione”. Per il segretario, inoltre, la condanna di Mladić “è un altro passo vitale per fare i conti con il passato e costruire un futuro più resiliente, sicuro e pieno di speranza per tutti i cittadini e i residenti della Bosnia-Erzegovina”.
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