Dopo la Lombardia, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e l’Umbria, anche l’Assemblea regionale della Sicilia si unisce alla richiesta dei referendum abrogativi sulla giustizia, promossi dai Radicali e sostenuti dalla Lega, e di fatto sancisce il via libera all’iter per l’indizione della consultazione popolare. L’Assemblea siciliana ha approvato a maggioranza assoluta la richiesta per tutti e sei i quesiti: abrogazione della legge Severino, custodia cautelare, separazione delle carriere, poteri dei magistrati laici e togati, responsabilità civile dei magistrati, composizione del Csm. «Con questo voto i quesiti potranno essere sottoposti alla valutazione della Corte di Cassazione», dichiara soddisfatto il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè. «Noi oggi non abbiamo votato per il sì o per il no ma per il fatto che i referendum vengano fatti, che è la cosa più importante», aggiunge soddisfatto Micciché. Secondo l’articolo 75 della Costituzione, infatti, «è indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge odi un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali”. Ma per i Radicali, impegnati da settimane con una raccolta firme che ha già toccato quota 250 mila sottoscrizioni, quello arrivato dalle Regioni è «un paracadute non necessario. Spero che si vada avanti con la raccolta delle firme», dice Giuseppe Rossodivita, presidente della commissione Giustizia del Partito radicale. «La campagna», spiega Rossodivita, «è più forte se va avanti perché spinge le persone a confrontarsi, in famiglia, sui luoghi di lavoro, nelle strade.
Il Dubbio 29 luglio 2021