Appello sull’Afghanistan – Partito Radicale

Il Partito radicale nonviolento transnazionale e transpartito, davanti al crollo del governo afghano a seguito della presa del potere da parte dei talebani con la proclamazione dell’Emirato islamico dell’Afghanistan, dopo il precipitoso ritiro delle forze USA, chiede alle Nazioni Unite e all’Unione europea di attivarsi con urgenza e fermezza per evitare ulteriori tragedie al popolo afghano.

Le immagini scioccanti di civili in fuga che giungono da quel paese, dopo l’entrata dei talebani a Kabul, non possono lasciarci indifferenti e inerti.

Migliaia di afghani, in particolare donne, accademici, giornalisti, attivisti della società civile, difensori dei diritti umani, si sentono in pericolo per il rischio di rappresaglie da parte dei fondamentalisti.

Numerose testimonianze di donne dei villaggi delle province, che via via cadevano nelle mani dei ribelli talebani, e diverse organizzazioni internazionali, come Human Rights Watch e Amnesty International, documentano la reintroduzione delle leggi ferocemente liberticide sulle donne nelle aree conquistate, come quella del divieto di uscire di casa se non accompagnate da un parente maggiorenne e dei matrimoni forzati.

I diritti ottenuti dalle donne afghane negli ultimi 20 anni, in particolare nell’istruzione, nell’occupazione e nella partecipazione politica, sono ora gravemente minacciati.

Pertanto, davanti al rischio che gli eventi precipitino rovinosamente verso una deriva ancor più tragica, chiediamo alle massime istituzioni internazionali, per quanto di rispettiva competenza, che:

  1. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adotti immediatamente una risoluzione che chieda a tutte le parti del conflitto afghano: 

a) di rispettare gli standard internazionali in materia di diritti umani e di diritto umanitario internazionale, in particolare il trattamento umano dei civili e dei combattenti detenuti; 

b) di garantire la ripresa di un dialogo intra-afghano e l’avvio di un processo di pace che preveda il coinvolgimento di ogni segmento della società, con una partecipazione significativa delle donne afghane.

2. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ribadisca che la Corte penale internazionale, di cui l’Afghanistan fa parte, è tenuta a perseguire – anche nelle attuali circostanze – i crimini di guerra e le altre atrocità che costituiscono crimini contro l’umanità.

3. L’Unione europea e gli Stati Uniti, attualmente maggiori donatori in Afghanistan, subordinino ogni sostegno e riconoscimento, alle istituzioni che dovessero affermarsi con la forza a Kabul, al mantenimento dei diritti delle donne sanciti dalla Costituzione dell’Afghanistan, dalla legislazione nazionale e dal diritto internazionale, nonché al rispetto in concreto della parità di condizioni delle donne e al loro accesso all’istruzione e al lavoro, subordinandovi la revoca di sanzioni contro i talebani.

4. Tutti gli attori del processo negoziale di Doha richiedano prioritariamente che a tutte la parti in conflitto sia consentito l’accesso a “corridoi umanitari” e che, al termine del processo di transizione al potere, in Afghanistan sia prevista l’indizione di libere ed eque elezioni.

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