Il Rappresentante Permanente della Repubblica Popolare Democratica di Corea presso le Nazioni Unite, Kim Song, ha dichiarato, durante il sesto e ultimo giorno della settimana di alto livello dell’Assemblea Generale, che se gli Stati Uniti “mostrano la coraggiosa decisione di rinunciare alla loro politica ostile”, il suo Paese è “pronto a rispondere volentieri in qualsiasi momento”. “Ma è nostro giudizio che non c’è alcuna prospettiva, allo stadio attuale, che gli Stati Uniti ritirino davvero la loro politica ostile verso la RPDC”, ha aggiunto. Per Song, è “il desiderio della comunità internazionale di vedere la risoluzione pacifica della questione della penisola coreana nell’interesse della nazione coreana”. Tre decenni dopo la fine della guerra fredda, ha detto, la penisola “è ancora in un circolo vizioso di aggravamento sempre crescente di tensione e confronto”. L’Ambasciatore ha sostenuto che la “causa principale sta nella politica ostile verso la RPDC”, soprattutto da parte degli Stati Uniti. “Abbiamo immagazzinato un potere affidabile per difenderci esercitando sforzi continui, con una chiara visione della domanda dei tempi che ci obbliga a possedere una forza sufficiente per la difesa nazionale di fronte all’ambiente geopolitico e all’equilibrio di potere nella penisola coreana, nonché alle relazioni internazionali sempre più tese”. Ha sottolineato, tuttavia, che il suo Paese non vuole usare questo potere contro nessuna nazione. “In altre parole, non violeremo mai né metteremo in pericolo la sicurezza degli Stati Uniti, della Corea del Sud e dei paesi vicini”, ha spiegato. L’Ambasciatore ha sostenuto che, fino ad oggi, alcuni paesi “cercano di imporre unilateralmente i valori occidentali e le ‘regole dell’ordine internazionale’ agli stati sovrani dietro il cartello della ‘difesa della democrazia’ e della ‘protezione dei diritti umani'” ed “un tale tentativo di interferire negli affari interni è una grave violazione del principio di uguaglianza sovrana”.
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