Libia: secondo l’ONU crimini di guerra probabilmente commessi dal 2016

Crimini di guerra e crimini contro l’umanità sono stati probabilmente commessi in Libia da tutte le parti in conflitto dal 2016, anche da attori esterni, secondo un team nominato dal Consiglio dei diritti umani.

Dalla detenzione arbitraria alla tortura, il reclutamento di bambini soldato e le uccisioni di massa, la Missione d’inchiesta indipendente sulla Libia ha elencato numerose gravi violazioni dei diritti che hanno colpito la popolazione del paese e che hanno dato “ragionevoli motivi” per le accuse di crimini di guerra. I civili sono stati particolarmente a rischio durante la lotta del 2019-2020 per la capitale Tripoli così come durante altre violenze nel paese dal 2016, che è stato segnato da attacchi a ospedali, scuole, centri di detenzione per migranti e comunità in generale. Gli investigatori – la cui missione d’inchiesta è stata creata dal Consiglio dei diritti umani nel giugno dello scorso anno – hanno pubblicato i loro risultati dopo aver esaminato centinaia di documenti e intervistato più di 150 persone, insieme a ricerche parallele in Libia, Tunisia e Italia. Secondo Tracy Robinson della Missione d’inchiesta, “La detenzione arbitraria in prigioni segrete e le condizioni di detenzione insopportabili sono ampiamente utilizzate dallo Stato o dalle milizie contro chiunque sia percepito come una minaccia ai loro interessi o punti di vista.  “La violenza nelle prigioni libiche è commessa su una tale scala e con un tale livello di organizzazione che può anche equivalere a crimini contro l’umanità”. Gli investigatori indipendenti nominati dall’ONU hanno evidenziato la violenza contro i migranti, i rifugiati e altre minoranze vulnerabili, compresi gli individui LGBTQi. Chaloka Beyani, membro della Missione, ha anche sottolineato le preoccupanti relazioni sulla continua presenza nel paese di combattenti stranieri provenienti dal conflitto siriano e mercenari privati presumibilmente ingaggiati dal gruppo Wagner con sede in Russia, nella lotta per la capitale libica dal 2019 al 2020, affermazioni evidenziate in precedenza dal gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sull’uso dei mercenari.

L’ONU ha sostenuto gli sforzi di pace in Libia, che è scesa nel caos e nel conflitto dopo il rovesciamento del presidente Muammar Gheddafi nel 2011, con conseguente divisione del paese tra il governo di accordo nazionale (GNA) riconosciuto a livello internazionale e il rivale Libyan National Army (LNA) con sede nella parte orientale. In un comunicato, la Missione ha osservato di aver identificato “sia i libici che gli attori stranieri che possono avere responsabilità per le violazioni, gli abusi e i crimini commessi in Libia dal 2016”. Questi nomi rimarranno in una lista riservata “fino a quando non si presenterà la necessità di pubblicarla o condividerla con altri meccanismi di responsabilità”, ha continuato la Missione, riconoscendo il lavoro continuo dell’indagine aperta nel 2011 dalla Corte penale internazionale (CPI) sui presunti crimini contro l’umanità e i crimini di guerra commessi in Libia, su richiesta del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. 

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