La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha condannato l’Italia per la violazione dell’art. 3 della Convenzione Europea che proibisce i trattamenti inumani e degradanti.

Il motivo della condanna, depositata il 24 gennaio, sta nel fatto che l’Italia ha trattenuto in carcere un uomo affetto da gravi disturbi psichiatrici dopo che sia il Tribunale italiano che la stessa Corte si erano pronunciati affinché l’uomo venisse trasferito in un Centro dove poter ricevere le cure. La CEDU afferma due principi fondamentali: il primo è che le carceri non sono luoghi dove si può assicurare un supporto per patologie psichiatriche gravi e che, quindi, vanno pensati nuovi modelli per la salute mentale, cooperando con i servizi territoriali. Il secondo è che le cosiddette REMS (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) non sono l’unico luogo dove un paziente psichiatrico autore di reato può essere indirizzato poiché, per legge, esistono altre soluzioni – di tipo comunitario o residenziale – che possono essere prese in considerazione.

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