In carcere si suicidano detenuti e guardie. Ma tutto quanto si fa è un applauso a Mattarella

Tra le molte domande che questa classe politica non si pone c’è quella che riguarda una donna di 29 anni, arrestata nell’ambito di un’operazione anti-droga, che dopo appena 48 ore decide di togliersi la vita impiccandosi.

Era detenuta nel carcere di Gazzi di Messina. Cosa può aver spinto a prendere un lenzuolo, annodarselo al collo e lasciarsi andare? Analoga domanda ce la si può porre a proposito di un ragazzo ventiquattrenne, originario del Marocco. Detenuto nel carcere romano di Regina Coeli, è stato arrestato per rapina. Ha scelto di “evadere” in modo definitivo inalando il gas della bomboletta del fornello da campeggio che in carcere viene comunemente usato per cucinare. Quanto gli avrebbero potuto dare, per la rapina? Una detenzione di qualche anno…Ha preferito morire. Come i due casi citati, altri dieci, dall’inizio dell’anno; sono tanti, uno ogni 3-4 giorni. Aldo Di Giacomo, segretario del Sindacato Polizia Penitenziaria, ricorda che nel 2021 i suicidi ufficiali in carcere sono stati 54, oltre 500 negli ultimi dieci anni; e alcune decine di migliaia i casi di autolesionismo e il doppio i casi di interventi di agenti penitenziari che sono riusciti a sventare i tentativi di suicidi. Non solo detenuti. Un assistente capo della polizia penitenziaria, S.C., cinquant’anni, in servizio nella casa circondariale di Valle Armea, a Sanremo, si toglie la vita impiccandosi. Un mese fa è stato un sostituto commissario del corpo di polizia penitenziaria, B.N. di 58 anni, in servizio nel carcere di Enna a togliersi la vita. “Un dramma che va avanti da tempo”, sospira Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. Gli agenti sono lasciati abbandonati a loro stessi, avrebbero bisogno di strumenti di aiuto e di sostegno, è la denuncia unanime dei sindacati della polizia penitenziaria. Lo scorso anno 2021 sono stati cinque i poliziotti penitenziari che si sono tolti la vita, sei furono nel 2020 ed erano stati undici nel 2019. Ora è sempre arduo addentrarsi nelle motivazioni che spingono una persona a una scelta così radicale e definitiva. Tuttavia come escludere che in queste tragedie possa aver influito la realtà lavorativa? Ancora Capece: “Numerosi autorevoli esperti del settore sostengono come sia necessario strutturare un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria”. Ancora più duro il segretario della Uil Polizia Penitenziaria Gennarino De Fazio: “A rendere nitido a politici e governanti il quadro delle nostre carceri non sono evidentemente bastate le rivolte del 2020 e i conseguenti tredici morti, così come non è stato sufficiente tutto ciò che è emerso nel corso del 2021”. De Fazio ricorda la “provocazione” dell’ex capo del Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria Bernardo Petralia, secondo il quale ogni magistrato farebbe bene trascorrere una settimana in carcere. Secondo De Fazio “ne servirebbero almeno due ai nostri politici per comprenderne appieno le storture, la disorganizzazione e i molteplici deficit”. Non c’è più tempo, denuncia De Fazio: “Pressoché ogni giorno, ormai, nelle discariche sociali rubricate sotto il nome di carceri succede qualcosa di grave; i detenuti continuano a patire e a morire e gli operatori, di Polizia penitenziaria in primis, ne subiscono le conseguenze dirette e indirette e spesso si trovano fra l’incudine delle legittime aspettative dell’utenza e il martello che deriva dalle ripercussioni provocate da un sistema fallimentare”.Nel suo discorso di reinsediamento il presidente Sergio Mattarella ci ha ricordato un lungo elenco di “dignità” da garantire e tutelare; e ha fatto un esplicito riferimento alla situazione carceraria: “Dignità è un Paese dove le carceri non siano sovraffollate e assicurino il reinserimento sociale dei detenuti. Questa è anche la migliore garanzia di sicurezza”. Per il diritto alla vita, per la vita del diritto, non si stancava di ripetere Marco Pannella: tra i pochissimi politici che trascorreva in carcere, tra detenuti e agenti di polizia penitenziaria, i suoi Natali, Capodanno, Pasque e Ferragosto.

di Valter Vecellio. Huffingtonpost.it, 16 febbraio 2022

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