Il Consigliere Speciale ONU per la prevenzione del genocidio ha informato il Consiglio di Sicurezza, rafforzando le preoccupazioni già espresse da altri alti funzionari delle Nazioni Unite in aula, sui “rischi accresciuti” di violenza sessuale e traffico di esseri umani, che stanno “colpendo in modo significativo donne e bambini”, dopo l’invasione russa del 24 febbraio. Wairimu Nderitu ha affermato: “Lo abbiamo visto nel periodo che ha preceduto l’Olocausto, in Ruanda nel 1994” e anche nel conflitto etnico in Bosnia tra musulmani, serbi e croati a metà degli anni Novanta”, ricordando che “per porre fine alle guerre sono necessarie azioni prolungate”, tra cui contrastare la retorica acrimoniosa, i discorsi d’odio online e offline e le violazioni dei diritti che hanno un impatto sulle vite e sui mezzi di sussistenza. L’alto funzionario delle Nazioni Unite ha ricordato che la Convenzione sulla prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, che nel 1948 “è emersa dall’ombra dell’Olocausto”, identifica come reati punibili la cospirazione per commettere genocidio, l’incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio, il tentativo di commettere genocidio e la complicità nel genocidio.
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