Cari tutti,
Questa settimana che ci distanzia dal voto del 12 giugno è stata una settimana di profonda riflessione su una vicenda complessa, quella del referendum, ma anche di profonda stanchezza. La prima domanda che mi sono posta in questi giorni è stata: cosa ha fatto il Partito Radicale in questo ultimo anno e mezzo?
Ho provato a mettere in fila una serie di cose che hanno riguardato la questione referendaria. La stanchezza non mi ha permesso di fare una vera e propria relazione ma ho cercato di buttare giù alcuni punti. Dopo la prima settimana dal lancio del referendum e fino alla decisione della Corte – decisone politica di far fuori i tre quesiti che avrebbero portato più gente alle urne – non se ne è più parlato; si è parlato solo dei quesiti non ammessi e ancora ci sarà da capire perché il quesito sulla responsabilità civile del magistrato non sia stato accolto.
Quali sono state le condizioni oggettive in cui ci siamo trovati?
Si è votato la prima domenica di giugno dopo una chiusura di due anni. Le città domenica 12 giugno erano deserte ed in questo anno abbiamo assistito ad un silenzio tombale della stampa e dei media, completamente spariti. Grazie proprio a quei giornali e a quei media che hanno censurato Pannella per una vita e sono oggi gli stessi che hanno tentato di fare fuori coloro che toccano cose che non devono essere toccate o riformate. Abbiamo assistito a racconti vergognosi dove la parola d’ordine ai seggi era quella di non far ritirare le tessere. Addirittura ad alcuni cittadini è stato chiesto se volessero la tessera per votare i referendum. Oppure come non ricordare la vicenda emblematica di Palermo…
Per tutta la campagna referendaria, tra l’altro, abbiamo cercato di contrastare le prese di posizione di uno schieramento torbido di una parte del Parlamento, ossia il Partito democratico col suo segretario Enrico Letta e il Movimento 5 stelle che ci spiegavano che la riforma della giustizia l’avrebbe fatta il parlamento e che ci avrebbe pensato la riforma Cartabia. Abbiamo visto come la riforma Cartabia non cambierà di un millimetro la situazione. Abbiamo visto gli appelli all’astensione, l’invito della Littizzetto ad andare al mare il giorno del voto. Ci hanno raccontato che non è la custodia cautelare il problema della giustizia ma le lungaggini processuali….a noi che per anni abbiamo chiesto un provvedimento di Amnistia per azzerare l’arretrato penale nelle scrivanie dei magistrati che rappresenta il più grosso impedimento per accelerare i processi.
Ritornando al “cosa abbiamo fatto” direi che abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità. Abbiamo anche fatto ricorso allo strumento della nonviolenza, che ha varcato i confini del nostro recinto infettando, se così si può dire, chi fino ad oggi era più distante da noi nelle idee e nel metodo. Chiaramente mi riferisco all’iniziativa che abbiamo intrapreso insieme a Roberto Calderoli e altri 200 cittadini che, sono certa, ha prodotto un’evoluzione politica e umana che è andata oltre i nostri confini.
Abbiamo poi utilizzato lo strumento giuridico che avevamo a disposizione, con le denunce alla Rai. Grazie al prezioso lavoro di Marco Beltrandi abbiamo ottenuto le misure riparative da parte dell’Agcom, anche se sappiamo che non sono servite. Perché è chiaro che, se per mesi c’è stato il silenzio, queste riparazioni ultime non hanno potuto recuperare né risarcire il silenzio tombale che ha caratterizzato tutta la campagna referendaria.
Nell’ultima settimana abbiamo registrato un piccolo aumento di quantità e di qualità ma ormai era tardi. Abbiamo visto servizi confezionati e sbilanciati totalmente per il no o che miravano all’astensione. I talk show sono andati in onda per mesi a parlare solo e sempre dell’Ucraina e della pandemia. Tutto il resto non esiste, anche se si pongono questioni sociali importanti su un problema strutturale come la giustizia.
Dobbiamo anche constatare che almeno l’Agcom, seppur con ritardo, ha fatto finta di fare qualcosa in merito. Il supremo Presidente della Repubblica invece ha ritenuto che il tema non fosse né di sua competenza né di suo interesse. Per l’ennesima volta ha dimostrato una totale indifferenza: mai mezza parola e neanche una risposta all’iniziativa nonviolenta della quarta carica dello Stato.
La questione informazione assume oggi connotati ancora più rilevanti di ieri, perchè finora sembrava ce l’avessero solo con noi ma alla fine sono usciti allo scoperto. Come abbiamo visto, il tema dell’informazione non è ascrivibile solo ad una convention ad excludendum nei nostri confronti. Per la prima volta non siamo stati soli a denunciare l’Agcom e questo ha un significato politico profondo e lungimirante.
Davanti a tutto ciò il risultato era per noi atteso e scontato. Non si è raggiunto l’obiettivo del quorum ma fino un anno e mezzo fa la giustizia non esisteva nell’agenda politica di questo Paese. Oggi possiamo dire che ci sono 10 milioni di persone che si sono espresse e diciamolo che questo risultato del 20 per cento si è ottenuto grazie all’impegno di due soli partiti: lega e partito radicale.
Mettendo insieme i singoli pezzi di quanto è accaduto, un dato è certo: in quel numero di elettori sono rappresentati elettori di tutti i partiti, i votanti del referendum sono elettori di tutti i partiti e quegli elettori rappresentano certamente un fronte politico.
La partecipazione e l’affluenza al voto non è dovuta a Salvini che, come alcuni hanno detto, non c’ha messo la faccia (critiche che per lo più provenivano soprattutto da gente che fino all’ultimo momento non ha fatto nulla e negli ultimi giorni si è messa in prima fila per contestare Salvini). Perché, dobbiamo dirlo, è stato lui che ha consentito che si iscrivesse la giustizia nell’agenda politica italiana.
Il fallimento, se così si può chiamare, è figlio di quanto è accaduto in questi mesi: censura, boicottaggio scientifico e sabotaggio su tutti i fronti e da più parti.
Io, nonostante tutto, credo sia maturato qualcosa in questo anno e mezzo, qualcosa che dobbiamo continuare a coltivare. Anche nella Lega credo ci sia una consapevolezza diversa, una lettura più approfondita rispetto al passato. Questo deve essere da sprone sia per loro che per noi. Se più della metà del Paese resta a casa e non va a votare, questa è una ferita per lo Stato democratico prima che per noi.
Sullo strumento referendario che prima hanno ammazzato e poi gli hanno fatto il funerale, mi chiedo: è davvero morto? Sicuramente no ma occorrono certamente modifiche importanti a partire dalla raccolta firme, dall’ammissibilità dei quesiti e dal quorum.
Noi fin dall’inizio di questa campagna abbiamo sempre ragionato pensando che le buone battaglie vanno sempre combattute. Se avessimo pensato di fare lotte comode non avremmo fatto il referendum.
Occorre, come diceva Maurizio, predisporre da qui in avanti le basi per una stagione federalista laica riformatrice su questioni importanti che segnano il confine tra lo stato di diritto e non.
Abbiamo davanti un tempo difficile e le traversate nel deserto hanno dei costi enormi.
Come partito, continueremo ad appellarci ai cittadini a chiedere di iscriversi e contribuire perché è nostro compito assicurare ai cittadini italiani un’evoluzione verso lo Stato di diritto. Abbiamo stanato conservatori e reazionari e la partita non è finita ma è appena iniziata.
Nonostante l’attività prevalente sia stata caratterizzata dalla campagna referendaria, altre attività importanti sono state portate avanti: non ci siamo tirati indietro sulla questione della guerra in Ucraina passando dall’Appello per la sua entrata in UE, alle manifestazioni ma soprattutto è stato grazie al Partito Radicale, al suo Presidente Giulio Terzi e a Ezechia Paolo Reale se la Ministra Cartabia ha istituito la Commissione per la redazione del codice dei crimini internazionali. Sempre grazie ad una interlocuzione importante e sempre costante con la Ministra Cartabia stiamo lavorando su quella battaglia che ci vede impegnati da anni per il superamento delle carceri minorili. E su questo proprio ieri, grazie al nostro invito, la Ministra si è recata presso la Comunità La Collina da Don Ettore Cannavera. Evento al quale non abbiamo potuto partecipare per via appunto del Consiglio Generale.
Rimane tra le nostre priorità la questione carceri e malati psichiatrici. Anche su questo – oltre ad aver promosso un Appello – abbiamo investito la Ministra sulla questione sulla quale occorre ancora intervenire poiché non c’è niente di più vergognoso di aver la presunzione di voler curare persone gravemente malate all’interno di celle lisce, senza materassi e senza lenzuola. In un reparto psichiatrico a quanto pare all’avanguardia ci sono stata recentemente con Gaia Tortora. Parliamo di uomini e non di bestie che vanno curate all’interno di una REMS e non dentro un carcere.
Da ricordare infine che il Partito produce tre newsletter di approfondimento sui temi della giustizia, delle notizie dal mondo e sulle organizzazioni internazionali.
Arriviamo adesso all’analisi del nostro bilancio economico-finanziario per l’anno preso in esame:
Dal punto di vista economico, al 31/10/2021 i proventi sono stati pari a € 343.183, dovuti al 91,42 % da contributi degli associati.
I Costi complessivi ammontano a € 427.658 e hanno subito un incremento pari al 20% rispetto all’anno precedente che era pari a € 356.403.
Le spese per la gestione caratteristica ammontano complessivamente a € 129,080, un +25,12% rispetto all’anno precedente, incremento legato principalmente ai costi sostenuti per la campagna referendaria “Giustizia Giusta” nella misura del 85,22% €110.100; la campagna di informazione e raccolta fondi per € 17.147 (- 26%), il costo della struttura per € 274.757 (-6,79%) rispetto all’anno precedente dovuto al nostro cambio di sede e alla conseguente riduzione del costo di affitto; la rilevazione di partite di natura straordinaria per (€ 2.096) e dell’l imposte per l’anno 2021 di (€ 10.084) ha portato a un disavanzo di (€ 84.476), che determina una riduzione del fondo di dotazione portandolo ad € 36.383.
Per diminuire le spese, oltre ad andare al piano di sotto, abbiamo levato le linee telefoniche che anche quelle rappresentavano un costo che non potevamo più sostenere e che in questa gestione ci ha visto azzerare un debito verso TIM Spa di € 36.668,00, oltre all’azzeramento del debito con la consulente del lavoro pari a € 39.589,00.
Per il Bilancio di previsione per l’anno 2022, mettendosi nell’ipotesi migliore di confermare gli stessi iscritti dello scorso anno (1363 italiani nel 2021), ad oggi possiamo dire che il numero è lo stesso anche se non sappiamo cosa ci aspetta nei prossimi mesi.
Sull’andamento delle iscrizioni, analizzando il periodo che va dal 2013 al 2022, vediamo come – eccetto il 2017/2018 anni della campagna straordinaria per i 3mila iscritti – nel periodo 2013/2016 la media degli iscritti non superava i 1100. Mentre dal 2019 ad oggi abbiamo raggiunto quasi 1400 iscritti.
Tuttavia anche se confermassimo gli iscritti dello scorso anno la situazione a consuntivo al 31-05-2022 evidenzia un avanzo d’esercizio di € 63.665,00. E’ chiaro che occorrerà prendere delle decisioni già nelle prossime settimane poiché non siamo nelle condizioni politiche di poter creare indebitamenti. Perché ci troviamo in questa condizione? Per una serie di motivi che hanno da sempre caratterizzato il nostro movimento e che oggi, più di ieri, ci troviamo davanti. Non possiamo non tener conto dell’inflazione e quindi dell’aumento generalizzato di tutti i prezzi, in particolare l’aumento dei costi dell’energia, del gas e delle bollette, rispetto ai quali anche i nostri iscritti non sono immuni.
Come tutti sapete l’unica fonte di finanziamento del Partito arriva dagli iscritti. Dall’intensa attività di telefonate al nostro indirizzario – che occorre ricordare è lo stesso utilizzato da 5 soggetti facenti parte dell’ex galassia – emerge che l’indirizzario, oltre ad essere molto vecchio e oltre alle perdite di iscritti fisiologiche, rileva problematiche interne ed esterne, questioni economiche legate soprattutto alla pandemia; qualcuno non ha rinnovato perché il partito non ha preso posizione contro i vaccini, altri perché già iscritti ad altri soggetti. Anche le ultime vicende di cui ha parlato Maurizio e che magari potevano essere risolte non sulle pagine dei giornali o sui social, hanno creato dei danni enormi in termini di iscritti. Questo lo stato di cose per un partito che non prende il 2 per mille (cosa che mi auguro si possa affrontare al prossimo Congresso) e che non può accedere al 5 per mille (su questo abbiamo con Maurizio fatto richiesta che è stata rigettata, su cui sono stati fatti rilievi che per essere sanati occorreva un ricorso costosissimo che non ci siamo potuti permettere). Non possiamo accedere a progetti della cooperazione internazionale e non abbiamo la fortuna neppure di poter girare in lungo e in largo per l’Italia per poter rivitalizzare il nostro indirizzario e aumentare il numero degli iscritti, poiché gli spostamenti comportano costi che non possiamo permetterci. Di fronte a tutto questo noi siamo riusciti ad essere centrali nella scena politica italiana e non ci spaventa la traversata nel deserto che ci aspetta ma per poterla fare abbiamo decisamente bisogno, come sempre ma sempre di più, di nuovi iscritti, di un impegno costante e maggiore da parte di tutti. Non è che finito il referendum si cancella dall’agenda politica la questione giustizia ma anzi, forti dei rapporti che si sono venuti a creare in questo anno, la nostra sfida sarà quella di continuare a lottare.