Una settimana dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato una sentenza storica di 50 anni fa che garantiva l’accesso all’aborto, i massimi esperti indipendenti nominati dalle Nazioni Unite hanno esortato i legislatori statunitensi ad aderire alla legge internazionale che protegge il diritto delle donne alla salute sessuale e riproduttiva.
Il Comitato per i diritti delle donne delle Nazioni Unite ha dichiarato che gli Stati Uniti sono uno dei soli sette Paesi al mondo a non aver aderito alla Convenzione internazionale che protegge i diritti umani delle donne, compreso il diritto alla salute sessuale e riproduttiva. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha descritto la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti come “un colpo enorme ai diritti umani delle donne e all’uguaglianza di genere”. La Commissione ha nuovamente ribadito l’invito agli Stati parte a eliminare le misure punitive per le donne che si sottopongono all’aborto e a legalizzare l’aborto – almeno nei casi di stupro, incesto, minaccia alla vita o alla salute della donna incinta e in caso di grave compromissione del feto. “Con 189 Stati firmatari, la Convenzione CEDAW è l’unico Trattato quasi universale che protegge in modo completo i diritti umani delle donne, compresi i diritti alla salute sessuale e riproduttiva”. Il gruppo di esperti nominato dalle Nazioni Unite ha richiamato l’attenzione in particolare sull’articolo 16, che “protegge il diritto delle donne di decidere liberamente e responsabilmente il numero e la distanza tra i figli”, aggiungendo che l’aborto non sicuro è una delle principali cause di mortalità materna. Hanno inoltre sottolineato che, ai sensi dell’articolo 12, il diritto alla salute include l’autonomia corporea e comprende le libertà sessuali e riproduttive di donne e ragazze.
L’accesso all’aborto sicuro e legale e a cure post-aborto di qualità, soprattutto in caso di complicazioni derivanti da aborti non sicuri, contribuisce a ridurre i tassi di mortalità materna, a prevenire le gravidanze adolescenziali e indesiderate e a garantire il diritto delle donne a decidere liberamente del proprio corpo.
Il Comitato ha ripetutamente sottolineato che negare l’accesso all’aborto sicuro e legale è “una grave restrizione alla capacità delle donne di esercitare la propria libertà riproduttiva e che costringere le donne a portare a termine una gravidanza comporta sofferenze mentali e fisiche che equivalgono alla violenza di genere contro le donne e, in alcune circostanze, alla tortura o a trattamenti crudeli, inumani o degradanti, in violazione della Convenzione CEDAW”.
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