Sulla scia della pandemia COVID-19, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato una nuova iniziativa per trovare il modo di rinnovare i sistemi sanitari della regione africana.
“La pandemia COVID-19 ha evidenziato la fragilità delle infrastrutture sanitarie del nostro continente e l’urgente necessità di rafforzare l’intero sistema sanitario per garantire a tutta la popolazione africana l’accesso a cure di qualità, quando e dove ne hanno bisogno, senza incorrere in difficoltà finanziarie”, ha dichiarato il Direttore regionale dell’OMS per l’Africa Matshidiso Moeti.
Per ripensare e ricostruire sistemi sanitari resilienti nel continente, il Comitato regionale dell’OMS per l’Africa si è riunito questa settimana a Lomé, in Togo.
Si stanno esaminando le misure per raggiungere l’accesso universale all’assistenza sanitaria ed esplorare come mantenere i servizi essenziali durante le epidemie, nonché gli investimenti e le azioni necessarie per prodotti medici e tecnologie sanitarie di qualità.
“Gli investimenti nazionali nella salute, compresa la ricerca sanitaria, hanno un notevole ritorno economico e promuovono la resilienza e la sostenibilità; popolazioni sane si traducono in economie sane”, ha dichiarato il dottor Moeti.
Il COVID-19 ha esercitato un’enorme pressione sui sistemi sanitari, aggiungendosi alle sfide sanitarie esistenti nella regione africana, che risponde a più di 100 emergenze sanitarie ogni anno, secondo l’OMS. Le emergenze provocano l’interruzione dei programmi sanitari che compromettono i progressi verso la copertura sanitaria universale e mettono a nudo le disuguaglianze nell’accesso all’assistenza sanitaria.
Un evento speciale lanciato in occasione del Comitato regionale dà il via a un processo collettivo per sostenere i Paesi africani nell’intensificare gli sforzi per riprendersi dalle interruzioni provocate dalla pandemia e lavorare per ricostruire i loro sistemi sanitari.
Seguirà una serie di consultazioni e azioni per sostenere i Paesi nel raggiungimento della copertura sanitaria universale e della sicurezza sanitaria.
Nel frattempo, l’OMS e il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) stanno intensificando gli sforzi per contenere e prevenire la diffusione del colera in Malawi.
L’epidemia, inizialmente limitata alla parte meridionale del Paese, si è ora estesa alle regioni settentrionali e centrali del Malawi. Finora sono stati registrati 1.483 casi e 58 decessi, con un tasso di mortalità del 3,9%, secondo un comunicato stampa del governo pubblicato lunedì.
I casi continuano ad aumentare anche al di fuori dei tradizionali distretti focolaio, colpendo le comunità che si affacciano sui laghi e le aree urbane affollate e con insufficienti strutture idriche e igienico-sanitarie.
“L’impatto di un’epidemia di dimensioni più vaste travolgerà i servizi sanitari pubblici e i sistemi di assistenza sanitaria del Paese, già sovraccarichi, quindi dobbiamo agire subito”, ha dichiarato il rappresentante dell’UNICEF per il Malawi Rudolf Schwenk.
“La buona notizia è che conosciamo le soluzioni”.
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