Libia: Stallo politico e mancanza di progressi sulle elezioni

Per Rosemary DiCarlo, a capo degli Affari Politici ONU, i leader libici devono prendere provvedimenti immediati per risolvere l’impasse politica che sta sfociando in una crescente violenza.

Il Paese nordafricano si è diviso tra due amministrazioni rivali negli anni successivi al rovesciamento dell’ex leader Muammar Gheddafi, dieci anni fa.  Il Governo di Accordo Nazionale (GNA) ha sede nella capitale Tripoli, situata nella parte occidentale, mentre l’Esercito Nazionale Libico (LNA) si trova nella parte orientale. 

Nonostante la relativa calma degli ultimi anni, le tensioni si sono inasprite in seguito al mancato svolgimento delle tanto attese elezioni dello scorso dicembre e al rifiuto del primo ministro in carica, Abdul Hamid Dbeibah, di dimettersi.

Il rivale Fathi Bashagha, nominato primo ministro dal parlamento dell’est, ha cercato di entrare a Tripoli.

DiCarlo ha dichiarato di essere profondamente preoccupata per il fatto che l’attuale situazione di stallo e i continui ritardi nell’attuazione del processo elettorale rappresentino una crescente minaccia per la sicurezza a Tripoli e dintorni, e potenzialmente per tutti i libici.

Le violenze sono scoppiate il 27 agosto, causando almeno 42 morti, tra cui quattro civili, e quasi 160 feriti, secondo le autorità libiche. Circa 50 famiglie sono state sfollate, mentre cinque centri sanitari e due centri di detenzione per migranti sono stati danneggiati.

Mentre gli scontri si sono placati il giorno successivo, prevale una fragile calma, ma non è chiaro quanto durerà.

DiCarlo si è detta anche preoccupata per i limitati progressi politici verso le elezioni, che le Nazioni Unite considerano l’unico modo per superare l’attuale impasse.

“Nonostante i nostri continui sforzi, non è stato fatto alcun progresso nel creare un consenso su un quadro costituzionale per le elezioni”, ha dichiarato. “È fondamentale che si raggiunga un accordo su un quadro costituzionale e su un calendario elettorale che permetta al popolo libico di scegliere i propri leader”.

Il capo degli affari politici delle Nazioni Unite ha sottolineato alcuni sviluppi positivi, come gli sforzi in corso da parte della Commissione militare congiunta 5+5 (JMC) per preservare e rafforzare l’attuazione dell’accordo di cessate il fuoco.

La JMC riunisce cinque rappresentanti militari di entrambe le parti.

Passando agli sviluppi economici, la dott.ssa DiCarlo ha riferito che la produzione di petrolio è ripresa a luglio, dopo un’interruzione di quasi tre mesi. Alla fine del mese la produzione aveva raggiunto i livelli precedenti all’arresto, pari a 1,2 milioni di barili al giorno, con piani di ulteriore aumento.

Tuttavia, ha espresso il timore che i giacimenti petroliferi possano nuovamente chiudere a causa del crescente malcontento della popolazione del sud per la mancanza di servizi di base e le cattive condizioni di vita.  

“Le risorse naturali della Libia appartengono a tutti i libici e i proventi delle esportazioni di petrolio dovrebbero essere distribuiti in modo equo e giusto”, ha dichiarato.

Nel frattempo, la situazione dei diritti umani nel Paese continua a destare preoccupazione. 

La scorsa settimana, gruppi armati affiliati all’Esercito nazionale libico, una delle strutture governative rivali, hanno accerchiato la città di Qasr Bouhadi. Sebbene questi “attori militari” si siano poi ritirati, continuano a controllare i movimenti in quella zona. 

DiCarlo ha chiesto che le restrizioni alla popolazione siano immediatamente revocate, avvertendo che la situazione potrebbe degenerare.

Ha riferito di altre violazioni, tra cui quelle contro le persone che esercitano il diritto alla libertà di espressione, i migranti e i rifugiati e le donne attiviste.

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