La decisione non è stata ancora ufficializzata. Ma sulla Giustizia il centrodestra è pronto a rimettere pesantemente mano alla Riforma Cartabia.
Il via libera definitivo, ieri, ai decreti attuativi sul processo penale e civile, fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi di fine anno legati al Pnrr, non esauriscono infatti la riforma messa a punto dalla Guardasigilli uscente.
All’appello mancano ancora le norme sull’ordinamento giudiziario. La Legge delega ha messo a disposizione del Governo un anno di tempo (la scadenza è 21 giugno 2023) per licenziare i provvedimenti di attuazione. Non è detto però che il futuro esecutivo a guida Meloni decida di esercitare la delega. La ragione è che per il centrodestra la riforma Cartabia “non è sufficiente”.
Lo confermano anche due degli esponenti che più di altri vengono indicati tra i papabili al ministero di via Arenula: la leghista Giulia Bongiorno e il neo deputato di Fratelli d’Italia, l’ex magistrato Carlo Nordio, che pubblicamente si sono espressi più volte in modo critico.
Al primo punto c’è la separazione delle carriere ritenuta essenziale da tutti i partiti del centrodestra. In realtà già la legge delega limita fortemente il passaggio da Pm a giudice visto che consente un solo trasferimento tra requirente e giudicante entro io anni dall’assegnazione della prima sede. Una formulazione che non convince però i partiti della nuova maggioranza. Vale la pena ricordare che il via libera alla riforma arrivò alla fine di una lunga trattativa nella maggioranza.
Come spesso avviene si è trattato di un compromesso di sintesi tra le richieste che arrivavano da M5s e quelle del centrodestra al governo, Lega e Forza Italia, chiamato a fronteggiare anche le critiche dure di Fratelli d’Italia. Andrea Delmastro, responsabile Giustizia del partito di Giorgia Meloni definì allora la riforma “un pannicello caldo”.
Il giudizio dentro Fdi non è cambiato. Carlo Nordio di recente è tornato a indicare nella separazione delle carriere ma anche nella soppressione dell’obbligatorietà dell’azione penale due obiettivi da realizzare in questa legislatura. Così la pensano anche gli alleati e infatti è stato messo nero su bianco nel programma di governo. Questo però comporta un intervento di carattere costituzionale e quindi un iter certamente più complesso.
Ad alleggerirlo però ci sono le affinità elettive con il terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi. Convergenze emerse già in occasione del confronto sulla riforma Cartabia. Al punto che i renziani arrivarono ad astenersi: “La sua è una riforma più inutile che dannosa”, disse in Aula Renzi. Una linea condivisa anche da Calenda. Gli interventi sul fronte della giustizia potrebbero rientrare in quella riforma costituzionale che il centrodestra ha nel suo programma di Governo e sulla quale i centristi di Azione e Italia Viva proprio in questi giorni hanno manifestato pubblicamente la disponibilità al confronto “per scrivere assieme le regole”.
L’obiettivo non è solo la separazione delle carriere confermata anche dal programma elettorale del cosiddetto terzo polo ma anche un nuovo intervento sul Csm per “superare il sistema delle correnti”. È esattamente quanto sostiene il centrodestra che punta a riproporre anche l’inappellabilità delle sentenze di assoluzione di primo grado. Una strada già tentata nel 2006 e però bocciata dalla Corte costituzionale.
Di Barbara Fiammeri – Il Sole 24 Ore, 29 settembre 2022