Anno nuovo, Partito nuovo!

1963/2023 sessant’anni di lotte del Partito Radicale

Roma, 31 dicembre 2022

Caro amico cara amica, 

tanti auguri di buon anno!

Sono passati sessant’anni da quando nel 1963 nacque quel partito che Pier Paolo Pasolini ebbe modo di definire del radicalesimo pannelliano. Quel Partito che continua ad essere una alterità nel panorama politico, quel Partito nonostante non possa essere per statuto competitivo sul piano elettorale, continua ad essere oggetto di censura da parte del regime, quel Partito è vivo e si appresta a vivere una nuova stagione di lotte.

Quale Partito? Per restare agli ultimi fatti: 14 manifestazioni davanti all’ambasciata iraniana, un’iniziativa nonviolenta di sciopero della fame, una marcia, un’audizione in Commissione esteri in Senato promossa dalla Senatrice Stefania Craxi e un incontro alla Farnesina.

Dopo tutto questo l’anno nuovo del Partito Radicale sarà segnato della prosecuzione della mobilitazione a fianco dei giovani iraniani che con lo slogan donna vita libertà chiedono libertà, democrazia e laicità.

Abbiamo sposato senza indugio alcuno le rivendicazioni che vengono dalle lotte animate in Iran da giovani donne, lotte nonviolente e femministe per i più elementari diritti di libertà. Per esserci messi al fianco di queste lotte, e approfittando dal fatto che durante la marcia promossa dal Partito, una persona a noi sconosciuta ha inalberato un cartello con una leader iraniana a testa in giù, il Partito Radicale è stato indicato come il promotore dell’azione ed è entrato nel collimatore di una organizzazione che sino al 2012 era nella lista delle organizzazioni terroristiche, con la conseguenza che la tesoriera Irene Testa ha subito minacce.

Ma noi andiamo avanti al fianco dei giovani iraniani e rispondiamo agli iscritti al Partito. Degli altri, noi sappiamo ma non abbiamo le prove.

Intanto continuano a risuonare le parole di Majidreza Rahnavard di 23 anni che prima di essere impiccato detta le sue ultime volontà: “Non piangete, non leggete il Corano, non pregate. Siate gioiosi. Suonate musica allegra.”

Questo ci impone – dobbiamo, vogliamo! – nonostante i limiti oggettivi nei quali il Partito Radicale si trova ad operare, di continuare e sostenere con sempre più forza, la lotta dei giovani iraniani. Convinti che il rovesciamento della teocrazia iraniana può essere d’esempio e d’aiuto alla liberazione dei popoli dell’area, soggiogati da regimi autoritari e teocratici e che per aiutare questo processo l’Italia dovrebbe essere in prima fila come promotore – in ambito europeo o di G7 – di una forte e vera iniziativa politica a supporto di quei ragazzi (il 70% della popolazione iraniana ha meno di 35 anni) che tutti i giorni rischiano la vita per liberarsi dalla repressione degli Ajatollah.

Cominciamo da subito! A partire da domani 1° gennaio, la domenica alle ore 12,30 Radio radicale ospita la rubrica curata dal Partito radicale: informazione donna vita libertà – rassegna della stampa persiana, che si affianca alla rassegna della stampa in lingua araba, in onda la domenica alle ore 13.

Mentre l’8 gennaio si terranno due manifestazioni a Roma (ore 14 Piazza della Repubblica) e a Torino (ore 14 Piazza Vittorio Veneto) alle quali, se potrai, ti invitiamo a partecipare.

Questo naturalmente senza dimenticare il nostro sostegno verso tutte le forme di aiuto a difesa della Ucraina aggredita dalla Russia. Bene hanno finora agito Unione europea e Stati Uniti d’America, è ora che mostrino la stessa attenzione, forza e sostegno agli iraniani anch’essi in lotta per la loro e nostra libertà. Non è un caso che, da punti di vista diversi, sia il regime russo che quello iraniano abbiano come avversario dichiarato il modello occidentale, i diritti umani fondamentali universali, le libertà individuali.

Le lotte in corso in Ucraina e soprattutto in Iran dimostrano come la laicità dello Stato sia un prerequisito, anche se non l’unico, di una società fondata sullo Stato di Diritto. Sottolineare che lo Stato di Diritto è tale se è democratico, federalista e laico vale per il futuro dell’Ucraina e dell’Iran e per tutti i paesi che si richiamo al rispetto dei diritti umani per tutti e ovunque.

Diritti umani per tutti e ovunque è quanto c’era scritto sullo striscione che apriva la grande marcia che abbiamo organizzato il 10 dicembre.

In poche parole, continuiamo a fare quello che abbiamo fatto e non quello che si vorrebbe noi facessimo, e sol per questo siamo irriconoscibili a volte anche ad alcuni iscritti al Partito. È un momento nel quale non possiamo fermarci, gli ucraini, gli iraniani, gli afghani devono avere un supporto subito, ora. Non c’è tempo da perdere, ancora una volta la gente comune dimostra come la libertà, di tutti e di ciascuno, è un diritto inalienabile per il quale si può decidere di rischiare la morte.

Non possiamo stare a guardare e noi stiamo agendo, qui ed ora, perché ovunque la libertà si affermi. C’è quindi da fare uno sforzo a partire dai “nostri” paesi: l’Unione europea, gli Stati Uniti d’America, sicuramente Israele e i tanti paesi che aspirano a sempre maggiori spazi di libertà.

Grazie a chi ha consentito che le lotte del Partito Radicale vivessero anche in questo anno e grazie a chi ha deciso o deciderà di farle vivere nel 2023.

Vita donna libertà! Diritti umani per tutti e ovunque!

Buon anno, ci vediamo presto

Maurizio Turco     Irene Testa

 Segretario            Tesoriere

PS Ci risultano telefonate da parte di “autorevoli” iscritti al Partito radicale che spiegano che il Partito Radicale non esiste più, o non è più quello di una volta. È una storia che si ripete dal 1963, nulla di nuovo. Ci asteniamo dal riportare come Marco Pannella giudicava questi comportamenti, che si ripetono nel tempo e con gli stessi argomenti. Il fatto che la storia si ripeta è indice che la storia del Partito Radicale è viva. È il prezzo da pagare quando si vuole essere un partito libertario e che abbiamo sempre pagato consapevolmente: chiunque può iscriversi, nessuno può essere espulso. In quel chiunque c’è la nostra felicità e forza: anche di correre il rischio calcolato che si iscriva non chi il Partito lo voglia fare vivere, ma che non vede l’ora che chiuda o, al massimo, che se ne faccia un uso da trapassato remoto senza alcuna attinenza con le lotte politiche dell’oggi.

Come ci ricordava Marco Pannella in casi simili… “Lasciamo che i morti seppelliscano i loro morti.”

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