Visto il contesto, dobbiamo premettere che continuiamo ad essere dalla parte dello Stato, mai da quella del regime. E quindi sosteniamo la necessità che da qualsiasi istituto penitenziario non si debbano impartire ordini all’esterno, così come la necessità che la detenzione corrisponda ai principi dello Stato di diritto.
Che le nostre carceri, dai livelli di minima a quelli di massima sicurezza non corrispondano al rispetto dei diritti umani è cosa accertata, purtroppo data per scontata e raramente sanzionata.
Questo comporta la palese violazione della Costituzione visto che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.”
A quest’ultimo proposito, il 41bis è la forma più alta di violazione della Costituzione e del fallimento del regime che più che dalla fermezza è attratto dalla durezza.
Non crediamo che il cadavere di Alfredo Cospito sia un buon affare per lo Stato, lo può essere per il regime e i suoi sondaggi ma non per lo Stato di diritto.
Crediamo che Cospito abbia sbagliato tempi e metodo per far valere le sue ragioni pregiudicando una revisione sinanche dell’ergastolo ostativo, nonostante una riforma sia stata richiesta al Parlamento dalla Corte costituzionale.
Che nessuno abbia sinora sottolineato che ha raggiunto l’unico obiettivo possibile, ovvero anticipare il giudizio, per quanto i tempi probabilmente non saranno compatibili con l’iniziativa di Cospito, e per quanto non sia scontato che il giudizio gli consentirà di uscire dal 41bis, non lo aiuta e non ci aiuta.
Auspichiamo che tra gli uomini e donne delle Istituzioni ci sia qualcuno che, nonostante Cospito, si assuma la responsabilità di parlargli per una soluzione che non sacrifichi né lui né lo Stato.