Partito Radicale: strage Kurdi responsabilità comune
11 ottobre 2019 – Al terzo giorno dell’Operazione Peace Spring lanciata dalla Turchia contro le forze SDF nel Nord della Siria i numeri parlano chiaro: hanno perso la vita almeno 342 soldati del SDF, 4 soldati delle forze alleati, 1 soldato turco, e almeno 15 civili su entrambi i lati del confine turco-siriano. Secondo stime provenienti da diverse fonti, tra cui l’ONU, sono già 100.000 le persone in fuga dal nord-est della Siria e l’operazione ha portato alla chiusura di alcuni dei principali ospedali, fondamentali per soddisfare le esigenze sanitarie nell’area. In Turchia, il Ministro degli Interni Suleyman Soylu, ha affermato che 121 persone sono detenute per aver espresso sui social media critiche all’operazione militare, mentre quasi 500 persone sono sotto indagine per aver “insultato” la Turchia in quanto paese “invasore”.
Ancora una volta appare del tutto evidente che il disordine mondiale e la mancanza di affermazione di uno stato di diritto basato su regole chiare in conformità con i diritti umani internazionalmente sanciti, sta portando ad un’ulteriore strage di un popolo, con una comunità internazionale che si trova fondamentalmente impreparata ad agire in modo adeguato.
Noi ci auguriamo che l’adozione delle sanzioni annunciate in modo trasversale dal Congresso americano venga approvata al più presto, e che i vari appelli lanciati dalle capitali degli Stati membri dell’Unione europea non tardino a portare ad una posizione forte e comune.
Tuttavia, ci preme ricordare come la strage attualmente in atto non era soltanto prevedibile – e ci rammarica constatare che l’abbandono di popoli alleati contro un nemico comune sia ormai consuetudine, come dimostra ad esempio il caso dei Montagnard in Vietnam, vecchi compagni del Partito Radicale -, ma anche e soprattutto frutto di una mancanza di visione e azione politica in particolare da parte dell’Unione europea, come il Partito Radicale ha sempre denunciato.
Un’Unione europea che oggi non è in grado di prendere una posizione comune tempestiva in termini di politica estera e di difesa, a fronte di una Turchia, seconda forza militare all’interno della NATO con circa 800,000 militari e un bilancio militare di $ 19 miliardi nel 2018; un’Unione europea che per miopia politica ha trascurato e abbandonato il tavolo dei negoziati di adesione con una Turchia volonterosa, rifiutandosi in particolare ad aprire il tavolo sui diritti umani; un’Unione europea che per ragion degli stati membri, oggi si trova sotto ricatto della stessa Turchia per la questione migratoria.
Il Partito Radicale ribadisce la sua convinta lotta per gli Stati Uniti d’Europa e riafferma il suo appello per la Turchia nell’Unione europea.