Lettera di Rita Bernardini al Presidente del Consiglio Conte

Egregio Signor Presidente del Consiglio,

Egregio Prof. Giuseppe Conte

affido questa mia lettera per Lei a Luigi Manconi per rappresentarLe le ragioni che mi hanno portato ad intraprendere uno sciopero della fame che dura ormai da 34 giorni. Questa iniziativa nonviolenta, ad oggi, è sostenuta da 3.705 persone detenute, 652 persone libere, 203 docenti di dritto penale e penitenziario che hanno sottoscritto l’appello dei Professori Fiandaca e Donini e da importanti personalità come lo stesso Manconi e gli scrittori Sandro Veronesi e Roberto Saviano.

Gli obiettivi della mobilitazione puntano a ridurre in modo significativo la popolazione detenuta per riportarla entro i parametri di legge affinché il principio costituzionale – sancito dall’art. 27 della nostra carta costituzionale – non sia un mero auspicio privo di conseguenze concrete.

Come Partito Radicale nonviolento transnazionale e transpartito e come Associazione Nessuno Tocchi Caino privilegiamo provvedimenti di amnistia e di indulto previsti dall’articolo 79 della Costituzione perché incidono non solo sulla deflazione della popolazione detenuta ma anche sulla mole immensa di procedimenti penali pendenti, già paralizzante per il “servizio giustizia” da rendere ai cittadini prima del diffondersi della pandemia da Covid-19. Sfoltimento dei procedimenti penali meno rilevanti che darebbe un po’ di respiro ai nostri magistrati e che inciderebbe anche in termini significativi sulla nostra economia.

Questa nostra propensione però non si ferma di fronte ad ipotesi subordinate che pure proponiamo.

Voglio innanzitutto fornirLe alcuni dati che fotografano il nostro sistema penitenziario in questo secondo periodo di ripresa della pandemia.

Sovraffollamento.

Il 3 dicembre scorso il Ministro della Giustizia ha fornito i dati al 3 dicembre, pubblicamente affermando che il sovraffollamento era al 105,5%, secondo un calcolo ricavabile dalla presenza di 53.330 detenuti e dal numero di 50,568 posti regolamentari. La realtà è però ben diversa, perché dai singoli “posti regolamentari disponibili” occorre sottrarre i “posti inagibili” e quindi “non utilizzabili”. Esaminando – una ad una – le “schede trasparenza” dei 189 istituti penitenziari (che, come Partito Radicale, siamo riusciti ad ottenere quando Capo del Dap era il Dott. Santi Consolo) scopriamo che i singoli posti inagibili sono 999 e che a questi occorre aggiungere le 1.751 “stanze detentive” inagibili. Purtroppo i dati non sono omogenei, perché alcuni istituti forniscono il dato dei singoli posti inagibili mentre altri quello delle “stanze detentive” inagibili, le quali – evidentemente – corrispondono a più posti (nei nostri istituti le celle singole sono una rarità, tanto che vengono negate a molti ergastolani che ne avrebbero diritto). Dai 50.568 posti regolamentari occorre dunque sottrarre almeno 4,000 posti inagibili, ed ecco che il tasso di sovraffollamento passa dal 105,5% al 114,5%.

Inoltre il nostro sistema di edilizia penitenziaria è composto da 198 istituti che possiamo dividere in due fasce: 74 istituti avrebbero più posti disponibili che detenuti presenti e altri 115 che superano la capienza regolamentare registrando più detenuti che posti disponibili (vedi tabella allegata). Ho usato il condizionale perché anche nei 74 istituti non sovraffollati troviamo situazioni come quella del Carcere di Modena: il report del 30 novembre ci dice che 238 detenuti stanno belli larghi in 366 posti, ma dalle schede del ministero risulta che su 261 stanze detentive ben 130 sono in realtà inagibili. Anche la piccola realtà di Arezzo dà presenti 30 detenuti in 103 posti, ma se andiamo a vedere le schede degli istituti penitenziari, scopriamo che i posti inagibili sono 84 e quindi i posti disponibili per i 30 detenuti sono solo 19!

Nella seconda fascia dei 115 istituti sovraffollati troviamo realtà come quella del carcere di Bari, dove in 288 posti (dai quali occorrerebbe sottrarre 3 stanze detentive) vivono 406 detenuti (con un sovraffollamento del 141%; o come il carcere di Monza dove in 334 posti (403 posti regolamentari ai quali occorre sottrarre 69 posti inagibili) vivono 585 detenuti (sovraffollamento 175%); il carcere di Firenze-Sollicciano dove in 473 posti (491 posti regolamentari ai quali occorrerebbe sottrarre 18 posti inagibili) vivono 724 detenuti (sovraffollamento 153%); Roma- Regina Coeli, dove in 603 posti disponibili (606 meno 3) vivono 964 detenuti (sovraffollamento 160%); Taranto, dove in 307 posti disponibili vivono 595 detenuti (sovraffollamento 194%). Singolare è il fatto che a Taranto è stato costruito ed è pronto da anni un padiglione da 200 posti mai aperto dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Nella Sua provincia di origine abbiamo il carcere di Foggia. dove in 346 posti disponibili (365 meno 19) vivono 527 detenuti (sovraffollamento 152%), il che vuol dire che il nostro Stato in 100 posti “sistema” 152 persone detenute.

Covid-19 negli istituti penitenziari.

I dati che Le sottopongo ora, Signor Presidente, mi sembra che sfatino il luogo comune per il quale “il carcere è il luogo più sicuro che c’è” rispetto alla possibilità di infettarsi.

Dati al 30 novembre 2020

TASSO POSITIVI SUL TOTALE DELLA POPOLAZIONE NAZIONALE= 1,30%

(popolazione italiana: 60,360,000 – positivi al 30 novembre: 788.471)

TASSO POSITIVI SU TOTALE POPOLAZIONE DETENUTA = 1,74%

(detenuti presenti nei 189 istituti penitenziari: 54,368 (non tiene conto delle licenze e dei permessi considerando i quali il tasso sarebbe più alto) – positivi al 30 novembre: 949)

Dati al 3 dicembre 2020

TASSO POSITIVI SU TOTALE DELLA POPOLAZIONE NAZIONALE = 1,26%

(popolazione italiana: 60,360,000 – positivi al 3 dicembre: 759.982)

TASSO POSITIVI SU TOTALE POPOLAZIONE DETENUTA = 1,82%

(detenuti presenti nei 189 istituti penitenziari: 53.330 (fonte:Ministro della Giustizia; tiene conto delle licenze e dei permessi); detenuti positivi al 3 dicembre, 975)

Dati al 9 dicembre 2020

TASSO POSITIVI SU TOTALE DELLA POPOLAZIONE NAZIONALE = 1,17%

(popolazione italiana: 60,360,000 – positivi al 9 dicembre: 710.515)

TASSO POSITIVI SU TOTALE POPOLAZIONE DETENUTA = 1,96%

(detenuti presenti nei 189 istituti penitenziari: 53.266 (fonte: Garante nazionale; tiene conto delle licenze e dei permessi); detenuti positivi al 9 dicembre, 1.049)

Dati al 10 dicembre 2020

TASSO POSITIVI SU TOTALE DELLA POPOLAZIONE NAZIONALE = 1,15%

(popolazione italiana: 60,360,000 – positivi al 10 dicembre: 696.527)

TASSO POSITIVI SU TOTALE POPOLAZIONE DETENUTA = 1,90%

(detenuti presenti nei 189 istituti penitenziari: 53.266 (fonte: Garante nazionale; tiene conto delle licenze e dei permessi al 9 dicembre); detenuti positivi al 10 dicembre, 1.017)

Sovraffollamento e diffusione del virus.

Un altro dato che intendo sottoporLe, Signor Presidente, non ha un valore statistico ma, forse può avere una sua rilevanza. Sembrerebbe che maggiore è il sovraffollamento, maggiore sia il tasso di positività al Covid. In questo caso, le elaborazioni sono al 30 novembre scorso perché il report che fornisce il Ministero della Giustizia dettagliato per singoli istituti è mensile (il prossimo sarà al 31 dicembre)

TASSO DETENUTI POSITIVI NEI 115 ISTITUTI CON SOVRAFFOLLAMENTO = 2,63%

(detenuti presenti al 30 novembre nei suddetti 115 istituti penitenziari: 40.477 che vivono in 32.383 posti regolamentari disponibili

detenuti positivi al 30 novembre: 854

Personale (soprattutto agenti) positivi al 30 novembre negli stessi 115 istituti: 702)

TASSO DETENUTI POSITIVI NEI 74 ISTITUTI SENZA SOVRAFFOLLAMENTO = 0,68%

(detenuti presenti al 30 novembre nei suddetti 74 istituti penitenziari: 13.891 che vivono in 18.185 posti regolamentari disponibili

detenuti positivi al 30 novembre: 95

Personale (soprattutto agenti) positivi al 30 novembre negli stessi 74 istituti: 254)

Morti in carcere

Un altro aspetto che intendo sottoporre alla Sua attenzione è quello delle morti in carcere in questo 2020, che non è ancora terminato.

Secondo i dati forniti dall’Osservatorio carceri di Ristretti Orizzonti, le persone detenute morte nelle carceri all’11 dicembre sono state 152 (14 di Covid-19); di queste, ben 55 si sono suicidate. Per trovare cifre analoghe, dobbiamo andare indietro nel tempo al 2013 (l’anno della condanna dell’Italia da parte della Corte EDU), quando i morti in tutto l’anno furono 153, di cui 49 suicidi.

Personale operante nelle Carceri. Magistratura di sorveglianza

Tutte le figure professionali operanti nelle carceri sono notevolmente sottodimensionate rispetto alle piante organiche, peraltro notevolmente ridimensionate dalla Legge Madia. In questo periodo di pandemia la già ridotta presenza di agenti di polizia penitenziaria ha subito un’ulteriore flessione dovuta agli isolamenti per i positivi al Coronavirus. Quanto al personale “trattamentale” basti dire che per tutta la popolazione detenuta sono previsti in pianta organica solo 999 educatori e che persino questa ridottissima p.o. risulta non completata e ciò al netto di malattie, legge 104 etc.

Gli uffici della magistratura di sorveglianza sono letteralmente al collasso, non solo per le scarse forze previste, 225 unità in tutta Italia, ma perché registrano una scopertura del 12%, I tribunali di sorveglianza, invece, prevedono una pianta organica di 29 unità ed hanno una scopertura del 17%. Ma la scopertura più grande che registra la magistratura di sorveglianza è quello riguardante il personale amministrativo che vede scoperture che arrivano al 40%. E tutti sappiamo che diviene impresa ardua far funzionare un ufficio senza il supporto del personale, in particolare. quello di cancelleria.

Quale è la vita che si vive oggi nei penitenziari italiani?

Accade che, dalla prima fase della pandemia a questa seconda fase, il numero delle persone positive al virus che si trovano nei nostri istituti di pena –  sia fra i detenuti che fra il personale (soprattutto Agenti di Polizia penitenziaria) – sia notevolmente aumentato, quasi triplicato. Accade che i detenuti da quasi dieci mesi non possono riabbracciare i propri congiunti più stretti, figli minori compresi. Accade che in molti istituti sia impossibile assicurare quel distanziamento raccomandato dalle disposizioni anti-Covid perché non ci sono gli spazi adeguati a questa misura. Accade che la sanità penitenziaria, già carente in tempi normali, sia letteralmente al collasso e costretta a non occuparsi di casi urgenti, che richiederebbero controlli diagnostici e addirittura interventi chirurgici. Accade che le attività trattamentali (studio, lavoro, corsi professionali, intervento di volontari) – anch’esse già carenti in tempi ordinari – siano tutte pressoché sospese, cosicché i detenuti trascorrono quasi interamente in cella il tempo dell’intera giornata. Accade che per giorni e giorni mogli, madri e padri di persone detenute non riescano ad ottenere informazioni sullo stato di salute del proprio congiunto perché, nonostante gli sforzi dei Direttori e dei responsabili sanitari, non ci sono le risorse umane per affrontare le numerose  richieste e sollecitazioni. L’angoscia è tanta sia fra i familiari sia fra i detenuti. Angoscia e stress che spesso si tramutano in disperazione. Lo stato di degrado e di abbandono delle zone ricavate negli spazi penitenziari per l’isolamento dei “casi Covid”, è a volte umiliante non solo per i reclusi, ma per tutto il personale (soprattutto agenti e medici) che è costretto a frequentarli.

Le proposte che noi avanziamo per l’immediato e per il futuro.

Premesso 1) che l’Amnistia e l’Indulto sono i provvedimenti di “buon governo” da varare immediatamente non solo per la perenne emergenza carceri (tanto più preoccupante oggi con il Covid-19), ma anche per quella dei tribunali ancor più paralizzati e intasati del passato a causa della pandemia 2) che è necessario varare la Riforma dell’Ordinamento Penitenziario scaturita dagli Stati Generali dell’Esecuzione e abbandonata dagli stessi promotori di governo; riforma che puntava sulle pene e misure alternative e considerava il carcere come extrema ratio,

nell’immediato, la nostra iniziativa nonviolenta di sciopero della fame chiede a Governo e Parlamento, come hanno puntualmente riportato nei loro editoriali sui massimi quotidiani italiani, Luigi Manconi, Sandro Veronesi e Roberto Saviano:

liberazione anticipata speciale: passare dai previsti attuali 45 giorni a 75 giorni per tutti quei detenuti che abbiano dimostrato, attraverso la buona condotta intramuraria, di avere intrapreso e di seguire un percorso trattamentale concretamente orientato al reinserimento in società. La liberazione anticipata speciale deve partire dalla data di scadenza della precedente, quella varata dopo la sentenza Torreggiani (31-dicembre 2015) e rimanere in vigore per un periodo di due anni dalla data di entrata in vigore della legge. Inoltre, non deve prevedere esclusioni derivanti dal titolo di reato.

Per tutta la durata dell’emergenza, blocco dell’esecutività delle sentenze passate in giudicato a meno che la Procura valuti che “il condannato possa mettere in pericolo la vita o l’incolumità delle persone” (proposta Procuratore Salvi)

Allargare la platea dei beneficiari della detenzione domiciliare speciale prevista nel decreto Ristori a coloro che devono espiare una pena, anche se costituente parte residua di maggior pena, non superiore a 24 mesi, senza esclusioni derivanti dal titolo di reato.

Altre proposte, diverse dalle nostre, ma volte ad una sensibile riduzione della popolazione detenuta, sono per noi del Partito Radicale le benvenute.

Come ci ha insegnato Marco Pannella con la testimonianza di una vita, la nonviolenza non è mai ricattatoria. Si chiede – e noi chiediamo – che i rappresentanti istituzionali accettino questa forma di dialogo affinché facciano ciò di cui essi, noi crediamo,  sono intimamente convinti. E noi siamo convinti, Signor Presidente del Consiglio, che Lei abbia a cuore nel profondo i principi della nostra Costituzione sulla quale ha giurato assumendo il prestigioso e gravoso incarico di Governo che ricopre.

Le parole di Marco Pannella pronunciate nel 1998 nel corso di una delle tante iniziative nonviolente di sciopero della fame, continuano ad essere la cifra del nostro impegno politico. Sono queste: “Occorre volere e potere rischiare la vita, contro non il rischio, ma la certezza della morte del diritto, dei diritti, della speranza democratica, di un minimo di regole civili.”

Con i miei più sentiti saluti e auguri per le prossime festività

Rita Bernardini

Deputata radicale XVI legislatura (2008-2013), membro del Consiglio Generale del Partito Radicale, Presidente di Nessuno Tocchi Caino

Di seguito il monitoraggio sulla popolazione detenuta

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