(ANSA) – WASHINGTON, 25 GIU – In attesa dell’ultimo atto della tragedia russa e delle sue eventuali conseguenze sulla guerra in Ucraina, Joe Biden e l’Occidente si preparano ad ogni possibile scenario: da una Russia senza Vladimir Putin al rischio di un Armageddon nucleare. Se ufficialmente la posizione di Washington, Bruxelles e della Nato nelle ultime 48 ore è stata quella di restare alla finestra mentre il leader dei mercenari della Wagner lanciava e poi ritirava un attacco al Cremlino, le comunicazioni tra le due sponde dell’Atlantico sono state frenetiche. Biden ha trascorso il weekend a Camp David chiamando gli alleati e consultandosi con Jake Sullivan, il consigliere per la Sicurezza nazionale che di solito non lo accompagna fuori città. “La crisi in Russia ha rivelato profonde crepe nel sistema di potere di Putin”, ha osservato il segretario di Stato americano Antony Blinken. “Certamente il caos non ha rafforzato il sistema russo. Putin è più debole”, ha sottolineato il titolare della Farnesina Antonio Tajani, che domani parteciperà a Lussemburgo al Consiglio Esteri Ue sulla crisi in Russia. “L’Italia agirà insieme ai nostri alleati. C’è un’unità molto forte fra europei, paesi Nato e G7”, ha rimarcato il vicepremier. Ma l’indebolimento dello zar non è considerato un elemento positivo da tutti gli alleati. I Paesi della Nato al confine, ad esempio, temono che uno “Stato fallito che è anche la più grande potenza nucleare al mondo” sia altrettanto se non più pericoloso di una Russia aggressiva ma stabile. Questo è l’altro punto che gli Stati Uniti stanno esaminando molto attentamente con i loro partner. L’Armageddon nucleare evocato da Biden mesi fa è stato evitato? O solo rinviato? Blinken ha rassicurato che gli Usa non hanno visto ragioni per cambiare la loro “postura” ma è chiaro che nei prossimi giorni o mesi l’attenzione dell’Occidente sarà su quello. Un Putin dimezzato inoltre, questo è il ragionamento della Casa Bianca e delle cancellerie europee, potrebbe essere sfidato dagli oligarchi o dai leader di regioni come Cecenia e Tatarstan per avere maggiore autonomia o addirittura l’indipendenza. L’altro timore è che la Cina possa approfittare del caos per aumentare la sua influenza sulla Russia aiutando lo zar a restare al potere o favorendo la creazione di un governo fantoccio prima che l’Occidente avanzi qualche pretesa. Quel che è certo è che nessun governo europeo né gli Usa hanno mai parlato di Prigozhin come una possibile alternativa a Putin. La Wagner è da tempo nel mirino degli Usa e il suo leader, colpito da sanzioni, è considerato un signore della guerra senza scrupoli. Eppure c’è chi giudica il capo dei mercenari, figlio di un’artista che dirige una galleria a Londra, un candidato più che valido. Ma si guarda anche all”arcinemico di Putin Alexei Navalny, attualmente dietro le sbarre. Infine c’è il capitolo Ucraina. Volodymyr Zelensky ha salutato la crisi come un punto a proprio favore. Blinken ha parlato di “un ulteriore vantaggio” per la controffensiva di Kiev ricordando che lo stesso Prigozhin, sin dall’inizio, ha messo in discussione l’invasione e la gestione della guerra da parte dei generali russi. Ora c’è da capire quanti soldati russi vorranno continuare a combattere per una causa quasi persa. D’altra parte Putin potrebbe dare nuova linfa alla sua guerra epurando i vertici militari. Per “il momento non abbiamo notizia di nessun generale cacciato dal Cremlino”, ha spiegato il segretario di Stato Usa avvertendo che bisognerà aspettare i prossimi giorni per scoprire cosa accadrà.
(Di Benedetta Guerrera)